Il vino Made in Italy dà segnali di ripresa

Vino Made in Italy

Vino Made in Italy

QUALCHE timido segnale di ripresa per il vino italiano a fine aprile, ma la situazione di forte sofferenza ereditata dal 2020 induce il Tavolo vitivinicolo a chiedere misure straordinarie. Lo ha fatto Assoenologi in videocollegamento col sottosegretario del Mipaaf Gian Marco Centinaio (delegato di settore) e con gli altri presidenti della filiera. Il presidente Assoenologi, Riccardo Cotarella (nella foto in alto), ha parlato di "situazione drammatica" del mondo produttivo ed ha chiesto l’adozione in particolare dello strumento della distillazione volontaria di crisi, dedicata esclusivamente ai vini Doc e Igt, purché valutati a prezzi congrui.

"Una misura che si va ad aggiungere, ovviamente, ad altre altrettanto necessarie per fronteggiare l’emergenza", spiega Cotarella. Quindi: liquidità immediata a favore delle imprese per far ripartire il canale Horeca, favorire lo stoccaggio dei vini e avviare una forte campagna di promozione a favore dell’enoturismo sia sul territorio nazionale che all’estero. Mentre sul fronte fiscale – ha aggiunto – è importante procedere a un’agevolazione a favore delle aziende sia in materia contributiva che dei versamenti delle imposte sui crediti". Le misure proposte richiedono un adeguato supporto economico, ma da ricercare al di fuori del budget stanziato nell’ambito del Piano Nazionale di Sostegno che è stato già ripartito. Su questa linea si muove anche il mondo della cooperazione vitivinicola.

Il coordinatore Vino di Alleanza Cooperative Agroalimentari, Luca Rigotti, è d’accordo sulla distillazione di crisi, che coinvolga solo i vini Dop e Igp e che sia praticata con prezzi congrui e sulla riattivazione dello stoccaggio dei vini di qualità "con una dotazione finanziaria più adeguata rispetto a quella dello scorso anno". C’è poi il tema delle rese dei vini comuni, questione che sta "molto a cuore al mondo cooperativo, che rappresenta – tra le altre – realtà produttive di aree viticole del paese nelle quali si producono vini comuni che hanno dimostrato di avere un proprio mercato, solido e dinamico, senza interferire con i vini territoriali Dop e Igp", conclude Rigotti.