"ALTA QUALITÀ E SOSTENIBILI, SALUMI ITALIANI SUL PODIO"

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CI SONO UNA CONFERMA e una novità che arrivano dal settore dell’agroalimentare italiano in epoca post-pandemia. La conferma è che il mondo continua ad avere una grande "fame" di Italia, il Paese sempre più identificato come la patria del buon cibo. La novità è che, rispetto anche a solo pochi anni fa, oggi c’è la possibilità reale di proporre effettivamente un’offerta valida e strutturata dell’Italian food di alta qualità a livello internazionale. Questo avviene grazie ad aziende come Italia Alimentari spa (gruppo Cremonini), specializzate nella produzione e commercializzazione di salumeria italiana di alta qualità, che anche in pieno lockdown hanno saputo guardare avanti facendo investimenti importanti in termini di nuove acquisizioni, hanno saputo riorganizzarsi e continuano a guardare al futuro con previsioni di crescita a due cifre già per la fine di quest’anno. Mauro Fara, 51 anni, amministratore delegato di Italia Alimentari ha guidato questo processo verso di internazionalizzazione del "best of" dell’Italian food. L’azienda in cinque anni ha raddoppiato il proprio fatturato, passando da 130 a 260 milioni di euro, e con investimenti costanti di quasi 20 milioni all’anno.

Come avete superato il 2020?

"Facendo parte della cosiddetta ’filiera essenziale’, abbiamo dovuto assicurare fin da subito la continuità dei nostri servizi, ricorrendo molto velocemente a una diversa organizzazione e rassicurando al contempo i nostri clienti e fornitori sul rispetto di tutte le normative anti-Covid. Non è stata affatto un’operazione semplice, anche perché nello stesso tempo stavano cambiando drasticamente le modalità di consumo. Penso ad esempio ai salumi da banco, destinati al taglio, che hanno registrato cali dal 10 al 30%, mentre è esploso contestualmente il mercato dei salumi in vaschetta, che costituisce il core business dell’azienda. In generale c’è stata una grande crescita del retail e contestualmente un rallentamento e il blocco della ristorazione, un altro segmento di grande rilevanza per noi. Grazie a una pronta riorganizzazione, nonostante le dimensioni della nostra struttura, siamo comunque riusciti a chiudere con un +5% rispetto al bilancio dell’anno prima. Lo scorso anno, peraltro, ha segnato per Italia Alimentari anche un importante momento per fare nuovi acquisti: nell’aprile 2020 abbiamo acquisito Castelfrigo, entrando di fatto nella top 5 dei player italiani per la lavorazione di carne suina. Ma non solo: oggi abbiamo i nostri stabilimenti produttivi nelle zone più vocate per la produzione dei salumi più rinomati, tutti Dop o Igp. Basti considerare che siamo presenti a Busseto (Parma) per i salumi più tipici, come il prosciutto, il prosciutto cotto, la mortadella, il culatello, la culatta, la coppa e la pancetta; a Gazoldo degli Ippoliti, nel mantovano, produciamo affettati, bacon e tramezzini; a Postalesio (Sondrio) siamo per la Bresaola della Valtellina Igp; a Mandatoriccio (Cosenza) produciamo tutta la gamma dei salumi tipici calabresi. Infine, con l’acquisizione della Castelfrigo di Castelnuovo Rangone (Modena), siamo diventati leader anche nella lavorazione e nel sezionamento di pancette e bacon".

Oggi che quantitativi di carne lavorate annualmente e qual è la vostra quota export?

"Complessivamente tutto il gruppo Cremonini, anche con le altre società controllate oltre a Italia Alimentari, acquista e lavora oltre 100mila tonnellate di carne suina lavorata ogni anno. L’export per Italia Alimentari rappresenta circa un 33% della sua produzione e, sul podio dei paesi importatori, ci sono Inghilterra, Giappone, Germania e Canada".

A proposito di estero, si dice abbiate diversi programmi…

"In effetti, anziché trasportare plastica e aria dall’Italia verso i mercati di destinazione, mi riferisco alle vaschette dei salumi, nell’ottica anche di una maggiore sostenibilità ambientale stiamo facendo impianti per affettare salumi all’estero. Ne abbiamo già in Canada e in Giappone, presto ne sarà pronto un altro negli Stati Uniti, in New Jersey. In questo modo, valorizziamo al meglio il sapore dell’alta salumeria italiana e aggiungiamo la fase del confezionamento nei paesi di destinazione".

Qual è la percezione dei salumi italiani all’estero?

"L’accoglienza è ottima un po’ dappertutto, poi naturalmente esistono differenze anche marcate da Paese a Paese. In linea generale, l’estero cresce mediamente ogni anno del 10 – 12%".

Le preferenze per i salumi italiani all’estero sono le stesse che ci sono in Italia?

"No, anche qui dipende molto da Paese a Paese. Negli Stati Uniti, ad esempio, il consumatore è disposto a riconoscere un premium price (7 – 9 dollari a vaschetta) per salumi italiani come prosciutto crudo, salame, pancetta, coppa, ecc. Per noi una delle referenze più vendute all’estero è il nostro antipasto, ovvero un tris composto da prosciutto crudo, salame Milano e coppa".

Previsioni per la chiusura del 2021?

"Dal momento che sta riaprendo praticamente tutto e il retail non sta comunque cedendo, prevediamo una buona chiusura dell’anno, anche attorno a un +15% di incremento di fatturato".