Tasse locali, imprese nel mirino. Assolombarda: "In 5 anni aumenti del 9%. Ora basta"

Le tasse locali per le aziende sono cresciute con punte del 9,1% negli ultimi 5 anni, mentre nello stesso periodo la pressione fiscale da parte dello Stato è diminuita nel complesso dell’1%

Carlo Ferro

Carlo Ferro

Milano, 12 aprile 2018 - Le tasse locali per le aziende sono cresciute con punte del 9,1% negli ultimi 5 anni, mentre nello stesso periodo la pressione fiscale da parte dello Stato è diminuita nel complesso dell’1%. In altre parole: nei Comuni della Città Metropolitana di Milano e delle province di Monza e Brianza e Lodi ogni imprenditore di Imu, Tasi e Tari nel 2017 ha speso 619 euro in più rispetto al 2012 per un ufficio di 50 metri quadrati (+8,7%) e 3.346 euro in più per un capannone di 500 metri quadrati (+9,1%). È quanto emerge dal 6° Rapporto sulla fiscalità locale di Assolombarda nel quale si analizzano gli effetti delle tasse locali sui bilanci delle aziende.

«Questa ricerca non è uno strumento per bacchettare le Amministrazioni o per fare classifiche – spiega Carlo Ferro – Sappiamo che su tantissimi fronti hanno le mani legate. È, invece, un modo per garantire uno strumento utile e stimolare la collaborazione». Intanto emerge che i Comuni con il livello di pressione fiscale più alto sono quelli di grandi dimensioni e più vicini ai 3 capoluoghi, per i quali il valore catastale è comunque più alto. I primi cinque Comuni per carico fiscale complessivo sulle imprese sono Milano, Sesto San Giovanni, Paullo, Rozzano e Cologno Monzese. Quelli più virtuosi in termini di pressione fiscale sono tutti in provincia di Lodi tra cui Castelnuovo Bocca D’Adda, Maccastorna, Cornovecchio, Cavacurta e Orio Litta. Il monitoraggio, inoltre, mette in evidenza che Imu e Tasi rimangono sui valori del 2016, complice la Legge di Stabilità 2017 che ha imposto ai Comuni il divieto di aumentare le aliquote. Nessuna Amministrazione, però, le ha abbassate. Con una sola eccezione: Legnano.

«Ogni azienda spende in media di tasse per un capannone di 500 metri quadrati 39.947 euro all’anno. Con questi soldi potrebbe assumere due collaboratori», è l’esempio di Ferro. Gli industriali chiedono però uniformità nelle interpretazioni. «C’è la necessità di uniformare l’interpretazione della norma sulla Tari in relazione ai magazzini funzionali all’attività produttiva - aggiunge Ferro - che molti Comuni continuano a tassare nonostante il Ministero dell’Economia e delle Finanze li abbia dichiarati esenti da imposta».