Rapine da incubo, lo sfogo di Zoe "Pistola alla testa: paura e rabbia"

La compagna del calciatore Hernandez e l’assalto alla villa di Facchinetti: stesse bande, non c’è giustizia "Io presa a calci e pugni in casa, tre uomini avevano cercato di soffocarmi. Mio figlio tirato per le braccia"

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di Christian Sormani

CASSANO MAGNAGO (Varese)

"Ancora una volta la stessa storia. Mi sveglio e ogni giorno notizie identiche. Stesse dinamiche, stesse bande, stessi animali". Lo sfogo, durissimo, è di Zoe Cristofoli, influencer e compagna del calciatore del Milan, Theo Hernandez, vittima di una violenta rapina lo scorso ottobre a Cassano Magnago, nel Varesotto, mentre si trovava in casa col figlio piccolo e la collaboratrice domestica. Il riferimento è a quanto accaduto a Roby Facchinetti dei Pooh, a sua volta rapinato nella sua villa a Bergamo, la scorsa settimana. Episodi quasi fotocopia, intollerabili per la 26enne che affida ai social la sua rabbia: "Lavori una vita, compri cose in modo pulito e poi ti entrano in casa mentre ceni o mentre esci dal cancello… Ti picchiano e ti spaventano quasi a morte, toccano tuo figlio, ti rubano tutto quello hai… ti portano via la voglia, la serenità di vivere. Ebbene oggi parlo io. Sono stufa di vivere in un Paese dove, capisco, siamo oberati di casi, di queste situazioni, ma si può vivere così? E intanto questa gente vive e campa nel nostro Paese allegra e spensierata… Perché parlavano italiano meglio di me ma non erano per nulla italiani. A chi mi dovrei rivolgere per avere giustizia?".

Quella sera di ottobre Cristofoli si è ritrovata con tre rapinatori in casa e una pistola puntata alla testa: "Non so le botte che ho preso… Calci, pugni e schiaffi in faccia. Hanno cercato di soffocarmi con le mani… Mio figlio tirato dalle braccia… Io tirata per aria dai capelli, tre uomini contro di me. Pronto soccorso, 20 giorni a letto, nessun rimborso assicurativo... Perché si muovesse qualcosa doveva scapparci il morto?".

È un fiume in piena l’influencer. Uno sfogo che ricorda passo per passo quello di Francesco Facchinetti, figlio di Roby, che dopo la rapina subita dal padre aveva detto: "Non si possono crescere figli in questo Paese", attaccando la politica (ma ieri papà Roby ha ringraziato Questura e sindaco per la vicinanza). Non ci va per il sottile neanche Cristofoli: "Non fate niente per proteggerci e tutelarci! Non per me, per noi, ma per tutti gli italiani che devono vivere nella paura di girare per strada sereni anche in piazza Duomo a Milano". Nessuna discriminazione, assicura, perché il padre di suo figlio "non è italiano" come "i miei amici e le persone che collaborano con me". Ma "dovevo dire che erano italiani se erano stranieri?". E infine: "La rabbia mi perseguita ogni giorno".