Lombardia, patto criminale sulla tratta di uomini

Siglato tra mafie straniere e italiane: usati gli stessi canali per trafficare droga

Direzione investigativa antimafia

Direzione investigativa antimafia

Milano, 19 febbraio 2019 - Tratta e sfruttamento di risorse umane: la nuova frontiera della criminalità straniera in Lombardia in sinergia con gruppi o presenze locali. La individua la Direzione investigativa Antimafia nella relazione sull’attività svolta nel semestre gennaio-giugno 2918, «La presenza di consorterie di matrice straniera nella regione si rileva nei redditizi settori del traffico di stupefacenti, delle armi, della contraffazione, fino alla tratta di persone da avviare al lavoro nero e alla prostituzione. Tutte attività nelle quali i gruppi e le organizzazioni stranieri operano in sinergia e, spesso, in interazione con le organizzazioni criminali autoctone. Questi sodalizi mantengono, molto spesso, i contatti con le consorterie dei paesi d’origine, ma talvolta interagiscono con organizzazioni multinazionali per le quali operano come tratto terminale della filiera illecita. È quanto accade nella gestione illecita dei flussi migratori, ove le aggregazioni criminali straniere, allo stato, sembrano aver investito maggiori risorse. L’attività illecita copre tutte le varie fasi della tratta, dall’organizzazione delle partenze dai paesi d’origine, alle traversate per raggiungere il territorio nazionale, compresa la gestione di ‘servizi di trasporto’ verso le destinazioni finali, anche in altri paesi europei».

Nel mese di marzo del 2018, dopo due anni di indagini la squadra mobile di Como ha arrestato un tunisino trapiantato nel capoluogo lariano e un italiano. Secondo l’accusa, venivano procurati falsi contratti di lavoro, con buste paga fittizie, a immigrati che dovevano ottenere il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno. Precise le tariffe: 1000 euro per un falso contratto di lavoro, 600 euro per un certificato residenza, 300 per una dichiarazione di ospitalità, 100 per una falsa busta paga. Erano state 130 le persone denunciate, coinvolte a vario titolo nell’attività illecita, fra cui 26 finti datori di lavoro.

Diverse le modalità di impiego dei flussi importati. “La tratta di esseri umani - annota la relazione della Dia - consente di portare in Italia un elevato numero di risorse umane che, in parte, vengono impiegate in diverse attività criminali concernenti i reati predatori, la manodopera clandestina, lo sfruttamento della prostituzione e lo spaccio di sostanze stupefacenti”.

Le rotte dell’immigrazione clandestina coincidono spesso con quelle del traffico di stupefacenti, che vedono la collaborazione dei gruppi stranieri con “i sodalizi criminali autoctoni” per l’importazione della droga dall’estero e lo stoccaggio per la raffinazione, fino alla distribuzione e allo spaccio al dettaglio.

Il 13 gennaio 2018 i carabinieri di Chiari (Brescia) hanno eseguito una ordinanza a carico di tre giovani albanesi. In un anno di indagini i militari avevano accertato oltre mille cessioni di cocaina sul territorio e arrestato altri quattro albanesi, utilizzati alla stregua di lavoratori stagionali. Giovanissimi e incensurati, erano fatti arrivare in Italia con un visto turistico di un mese durante il quale prestavano la loro manodopera, per essere poi ricompensati e rimandati in Albania. In marzo la Guardia di finanza di Bergamo ha concluso un’attività d’indagine iniziata nel 2017, arrestato cinque albanesi e maghrebini e scovato oltre 300 chili di hashish lungo la rotta Marocco-Spagna-Italia.