Invidiava la felicità dei due fidanzati: al via il processo al killer di Lecce

Antonio De Marco uccise Daniele De Santis e la fidanzata Eleonora Manta con 60 coltellate

Giovanni Antonio De Marco (dal sito Ansa.it)

Giovanni Antonio De Marco (dal sito Ansa.it)

Lecce, 18 febbraio 2021 - E' stato uno dei fatti di cronaca più cruenti, dolorosi e inspiegabili degli ultimi mesi. L'efferata uccisione, il 21 settembre scorso, nella loro casa a Lecce, di Daniele De Santis, arbitro di 33 anni, e della findazata Eleonora Manta, 30enne impiegata all'Inps, ha un colpevole reo confesso ma non un motivo. Forse il processo che è iniziato stamattina davanti alla Corte di Assise di Lecce a carico di Antonio De Marco, 21enne di Casarano studente universitario di scienze Infermieristiche, che deve rispondere di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dell'aver agito con crudeltà (che non si è presentato nell'aula bunker), aiuterà a fare più luce su una morte assurda. 

Il doppio delitto

De Santis e Manta furono uccisi con 60 coltellate nell'appartamento di via Montello a Lecce, zona stazione ferroviaria, di proprietà di De Santis, dove lo stesso giovane assassino aveva soggiornato in affitto, salvo poi lasciare la stanza in agosto quando la coppia aveva deciso di convivere in modo stabile. Il giovane si era fatto un doppione delle chiavi (uno degli elementi chiave della accusa di premeditazione), per questo colse di sorpresa la coppia in casa, nel giorno di inizio della convivenza, e a loro non diede il tempo e il modo di difendersi adeguatamente. De Marco infierì su di loro con diverse coltellate. Peraltro avrebbe escogitato anche una macabra messa in scena successiva, una sorta di rituale o una ''caccia al tesoro'' come da lui definita, ancora poco chiara. Inoltre avrebbe programmato come in un film thriller di lasciare delle scritte sul muro della casa, forse con il sangue delle vittime. Si era portato dietro anche delle fascette stringitubo probabilmente per legare i polsi alle due vittime prima di ucciderle, ma la cosa non gli era riuscita.  

Le indagini

De Marco venne individuato e arrestato dopo una settimana. Il fatto di essere stato coinquilino della coppia e i successivi accertamenti dei carabinieri del comando provinciale, coordinati dalla Procura della Repubblica di Lecce, ad esempio le immagini delle telecamere di videosorveglianza,  che lo immortalarono sulla via del ritorno verso la sua abitazione, le intercettazioni, la comparazione grafica dei bigliettini, persi dopo il delitto, sui quali c'era una sorta di promemoria di tutte i vari step dell'azione omicidiaria, non gli lasciarono scampo.

Invidiava la loro felicità

I tre erano stati coinquilini per diversi mesi, poiché Eleonora, che lavorava a Brindisi, andava a trovare il compagno a Lecce. Ognuno però viveva per conto suo nella propria stanza. Si incrociavano poco, condividevano solo i servizi e non avevano familiarizzato. Tra di loro non si era creato alcun rapporto, se non formale. Poi la decisione dei ragazzi di convivere e la richiesta di lasciare la stanza, decisione che appartentemente non determinò nessuna conseguenza traumatica evidente nei rapporti tra la coppia e il giovane coinquilino. Il quale tuttavia aveva iniziato a nutrire nei loro confronti una rabbia cieca: erano tutto quello che non era lui. Felici, innamorati e di successo. Da quanto emerso nei vari interrogatori e in alcuni scritti ritrovati nel computer dell'aspirante infermiere ma anche nelle lettere mai spedite dal carcere, il duplice omicidio fu pianificato nei minimi particolari e consumato perché il giovane non sopportava l'amore e la felicità dei due fidanzati, mentre lui era abbastanza solo e comunque non era riuscito ad avere alcuna relazione stabile, pur avendo fatto qualche tentativo, non solo in passato nel suo paese, Casarano, ma anche di recente, nel periodo in cui si era trasferito a Lecce per motivi di studio. 

Il processo

Il giudice delle indagini preliminari Michele Toriello ha disposto il giudizio immediato vista l'evidenza delle prove. E' stata invece rifiutata la richiesta di rito abbreviato da parte della difesa. Ammessa invece la richiesta di perizia psichiatrica (dichiarata inammissibile a dicembre). L'obiettivo per la difesa è dimostrare che in quel momento Antonio De Marco era incapace di intendere e volere e, quindi, arrivare a un corposo sconto di pena o ad altre agevolazioni. Infermità mentale che riguarderebbe il solo momento del duplice omicidio, quindi l'episodio preso in esame.  Al processo presenteranno una richiesta di costituzione di parte civile i rispettivi genitori e altri familiari delle due vittime. I genitori del giovane arbitro, in caso di risarcimento, hanno fatto sapere che lo devolveranno in beneficenza.