Guerra Ucraina, missione Odissea 2: arrivate a Milano 50 mamme con i loro figli

Un viaggio di venti ore da Oradea a corso Buenos Aires

La fine del lungo viaggio con l'abbraccio di due bimbi

La fine del lungo viaggio con l'abbraccio di due bimbi

Milano, 22 marzo 2022 - Il viaggio di ritorno di "Odissea per la Pace 2" parte da Oradea, una città a circa 200 chilometri dal confine con l’Ucraina. Qui è stato allestito uno dei centri di accoglienza per chi fugge dalla guerra, presso la chiesa BBSO (Biserica Baptista Speranta). Sono centinaia le donne e i bambini accolti da un esercito di giovani volontari rumeni guidati dal pastore Cristian Sonea e da Nicu Gal. Pasti e bevande calde, un posto per dormire, abbigliamento e parole di conforto: 24 ore su 24 perchè i profughi arrivano a tutte le ore. 

La fine del lungo viaggio con l'abbraccio di due bimbi
La fine del lungo viaggio con l'abbraccio di due bimbi

Qui è arrivato il secondo troncone della carovana umanitaria “Odissea 2” organizzata da Chiesa Ortodossa di Milano, dalla chiesa Evangelica di Baranzate, dalle associazioni Cleanbusters, Noah e Milano Sospesa. All’andata dopo il confine con la Slovenia il convoglio umanitario si è diviso. Un primo troncone con generi di prima necessità e medicinali si è diretto a Cernivci (Cernauti) in Ucraina e sta rientrando a Milano in queste ore. Il secondo composto da un van, un'ambulanza e un pullman si è diretto a Oradea. Da qui parte il viaggio di ritorno verso l'Italia dei volontari con 50 profughi: tutte donne e bambini. Per l’equipaggio sanitario composto da un medico, tre infermieri e tre soccorritori al seguito della carovana è stata una missione particolarmente lunga. È trascorsa svolgendo controlli sanitari di primo livello alle persone incontrate nei centri di accoglienza e tamponi per il Covid a tutti. 

Verso sera il convoglio si è mosso alla volta di Milano: ancora 20 ore di strada. Alla partenza un coro di ragazzi rumeni e profughi, tutti insieme hanno intonato l'inno nazionale ucraino. Per loro i volontari hanno preparato dei cestini da viaggio: una mela, un panino, dei biscotti e acqua. Lungo il viaggio le storie di chi è scampato alle bombe si intrecciano, fra mamme che hanno ancora negli occhi impressa la paura, lacrime e timori sul futuro. Arrivati al confine fra Austria e Italia, a Udine, un momento emozionante quando donne e bambini hanno intonato Bella Ciao. Ed è stata commovente l’accoglienza da parte di un altro esercito, quello dei volontari della protezione civile italiana che ha offerto loro bevande calde, brioche e assistenza mentre la polizia controllava tutti i passaporti. E anche i militari, inevitabilmente in assetto da guerra, hanno avuto attenzione per donne e bambini che ora sorridono giocando con loro.

   Sono tante le storie che abbiamo raccolto con l’aiuto di Lydmila Popovetska, una delle tante eroine silenziose di questa guerra. Lei è  la mamma di Cristina e nonna dei due bimbi che con Odissea 1 erano stati recuperati a Cernauti in Ucraina e portati in Italia e che ha voluto ricambiare l'aiuto partendo con la nuova missione. "Eravamo a Kiev quando hanno bombardato, stavo andando a  fare la spesa quando lo spostamento d’aria mi ha sbattuta a terra e mi sono rotta un braccio - racconta Stacey, giovane insegnante di inglese e cinese che con la mamma, anche lei insegnate di storia e ferita sotto i bombardamenti, ora è al sicuro a Brescia - "siamo in salvo e vogliamo tornare a lavorare, faremo le lezioni con gli studenti che potranno su Zoom".

Oradea (Romania)
Oradea (Romania)

C’è chi è fuggito e ha percorso migliaia di chilometri, con un grave tumore, come Liliia Mieshcheriakova che ha bisogno di cure urgenti. E' scappata con la figlia Valentina di 20 anni e con i figli Alexsander e Ivan di 11 e 9 anni.  C'è la storia di Anna Konyaeva con i due  bambini, uno con febbre alta, che non ha perso il coraggio e da Kiev è arrivata prima a Oradea con mezzi di fortuna e poi Milano. “I miei figli mi chiedono sempre dove è il loro papà e quando torniamo  a casa. Se una casa l’abbiamo ancora”. E c’è anche chi ha deciso di restare vicino al confine con l’Ucraina.  Roman Rochev pastore di una chiesa di kharkiv, altra città martoriata, con la moglie Ira Rocheva e i loro 8 figli: Liana 3 anni, Elvira 6 anni,  Alexandra 9, Anastasia 12, Sofia 14 , Alisa 16, Ilya 17e Olga 19. Sono fuggiti arrivando a Siert in Romania. "Ci hanno accolto e trovato una sistemazione, preferiamo rimanere qui pronti per tornare in Ucraina".

La colonna è arrivata in serata a Milano alla chiesa Ortodossa retta da Monsignor Avondios  dove ad attendere i profughi c'erano le famiglie che li ospiteranno nelle loro case. Nei volti tristi di chi fugge si intravedono sprazzi di serenità.