L’incubo dei bimbi bloccati in Cina: tre anni senza i genitori adottivi

La pandemia ha interrotto l’iter, ma dopo la fine dell’emergenza Covid nulla è cambiato. La denuncia di una mamma: "Noi e il fratellino la aspettiamo, lei intanto vive in un istituto"

Nel 2006 il Congo bloccò le adozioni. Qui i primi bimbi arrivati con l’ex ministro

Nel 2006 il Congo bloccò le adozioni. Qui i primi bimbi arrivati con l’ex ministro

Brescia - Bloccati a migliaia di chilometri da quella che sarebbe dovuta essere la loro nuova famiglia. Un limbo che dura ormai da 3 anni quello in cui stanno vivendo i bambini e le bambine cinesi, anche con ‘bisogni speciali’ di cura, abbinati a famiglie adottive in Lombardia nel 2019 (ma lo stesso vale in Italia e a livello mondiale), a cui mancava solo l’ultimo passo per il ‘primo abbraccio’. La pandemia, nel 2020, ha congelato sogni e speranze: da un giorno all’altro, nessuno è più potuto entrare nella Repubblica popolare cinese, né i bambini sono potuti uscire. Una misura comprensibile di fronte all’emergenza iniziale in cui è piombata prima la Cina e poi il resto del mondo, in primis proprio la Lombardia. Ma ora le famiglie (ce ne sono almeno 7 in regione, tra Como e Milano) chiedono una svolta.

"Dopo un iter durato circa 4 anni, 3 anni fa siamo stati abbinati a una bambina che allora aveva 5 anni e mezzo – racconta Luisa Bertolotti, milanese, che con il marito Antonio, nel 2013 aveva già adottato un bambino cinese –. Ormai ha 8 anni e mezzo. Quando abbiamo saputo che sarebbe arrivata, abbiamo comprato una casa più grande. Ogni famiglia ha fatto degli investimenti, di cuore innanzitutto". Nonostante in Italia il virus non abbia mai avuto tassi elevati di mortalità tra i minori e nonostante la situazione sia da tempo sotto controllo, per ora i tentativi da parte degli enti preposti per far arrivare in Italia i bambini sono caduti nel vuoto, di fronte al timore espresso dal governo cinese che i minori potessero essere in pericolo a causa del virus. "Da un anno, inoltre, non abbiamo alcun aggiornamento e questo mette tutti in grande angoscia. Non sono mai stati molto ‘generosi’, già prima arrivava qualche fotografia ogni quattro mesi. Adesso c’è proprio il silenzio e questo è molto preoccupante. Lo è per noi, lo è per nostro figlio, che attende la sorellina. E pensiamo lo sia per una bambina che da 3 anni aspetta di incontrare i suoi genitori, ma che fino ad ora ha conosciuto solo la vita in istituto".

Una soluzione possibile potrebbe essere quella di far rientrare i genitori ‘abbinati’ nelle poche categorie di visti che per ora possono avere accesso alla Repubblica Popolare Cinese. "Speriamo che il nuovo Governo riesca a fare qualcosa, anche se siamo un po’ sfiduciati. Il percorso adottivo è già di per sé lungo e faticoso, abbiamo bisogno di sentirci accompagnati. Il Covid ormai qui lo riusciamo a gestire, non è più come 3 anni fa. Vorremmo che la Cina lo capisse, innanzitutto per i bambini e le bambine, perché al primo posto c’è il loro bene".