L’aggressione a San Donato è sintomo della diffusa violenza contro il personale sanitario

Ogni giorno in Italia sette operatori sanitari vengono minacciati o aggrediti dai pazienti o dai loro familiari: situazione critica nei pronto soccorso

Le aggressioni al personale sanitario in Italia rappresentano un fenomeno stabile, sottostimato e preoccupante. Secondo gli ultimi dati disponibili dell’Inail, nei cinque anni tra il 2016 e il 2020 sono avvenuti di 12 mila casi accertati di violenze, aggressioni e minacce contro medici, infermieri e operatori sanitari. Quasi sette al giorno.

Il dibattito sull’argomento si è riacceso dopo l'aggressione avvenuta al policlinico San Donato, dove un chirurgo è stato preso a colpi di machete in testa da un paziente a seguito di una lite nel parcheggio dell’ospedale. Già da tempo, tuttavia, i sindacati sanitari chiedono maggiori tutele alla sicurezza, soprattutto nei pronto soccorso.

Il problema è diffuso in tutti i Paese e durante la pandemia è peggiorato. L’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato che tra l’8 e il 38% degli operatori sanitari subiranno violenze fisiche nel corso della propria carriera. E le vittime, in Italia, sono donne nel 70% dei casi.

Benché ufficialmente si contino circa 2.500 episodi all’anno, la reale dimensione del problema non è conosciuta. Secondo uno studio condotto dall’Istituto superiore della sanità (Iss) “molti episodi di violenza, soprattutto verbale e psicologica, ma anche fisica, non vengono denunciati dagli operatori. Il livello di tale sottonotifica viene stimata fino al 70%”. Tradotto: i casi reali potrebbero essere più del doppio rispetto a quelli ufficiali.

 

Dove avvengono le violenze

La maggior parte delle aggressioni al personale sanitario avviene nei pronto soccorso ed è lì che si sono registrati alcuni dei casi più gravi degli ultimi anni. Seguono i reparti di degenza, gli ambulatori, gli Spdc (Servizio psichiatrico Diagnosi e Cura), le terapie intensive, le ambulanze del 118, le case di riposo e i penitenziari. Le violenze avvengono più frequentemente durante i turni serali o notturni.

 

Chi sono gli aggressori

Secondo i dati riportati dalla Croce Rossa Italiana, i responsabili delle aggressioni sono nel 49 per cento dei casi i pazienti, nel 41 per cento familiari o pazienti e nell’8 per cento da utenti in generale o altri operatori sanitari. “La categoria maggiormente colpita – scrive la CRI – risulta quella degli ausiliari sanitari (59% per cento delle vittime nel 2016). Si riduce negli anni la quota di infermieri (da 23.5% a 14.5%), rimane costante la quota di medici (2.4%-2.6%)”.

In generale, ricorda l’Iss, tra i lavoratori del settore pubblico gli operatori sanitari sono quelli col più alto tasso di assenze dal lavoro a causa di violenze. E questo è correlato a un alto rischio di danni psicosociali e di burnout, la sindrome legata allo stress lavoro-correlato, che porta il soggetto all'esaurimento delle proprie risorse psico-fisiche con conseguenze anche molto gravi.