Covid, ecco perché con Omicron è più facile contagiarsi per la seconda volta

Nell'ultima setimana, sspega l'Iss, i casi di reinfezione sono stati il 3,5% e quasi trecentomila dal 24 agosto 2021 a oggi. La capacità di Omicron di eludere i sitema immunitario

Incubo varianti Covid

Incubo varianti Covid

Di Covid ci si può ammalare anche due volte con le varianti Omicron e la  figlia Omicron 2 ormai dominanti succede più spesso che in passato. E nell'ultima settimana la percentuale di reinfezioni sul totale dei casi Covid segnalati è pari al 3,5%. Un dato, quello segnalato dal report esteso dell'Istituto superiore di sanità (Iss) sull'andamento di Covid-19, che risulta stabile rispetto alla settimana precedente.  Dal 24 agosto 2021 al 30 marzo 2022 sono stati segnalati 299.837 casi di reinfezione, pari a 3,1% del totale dei casi notificati. 

Numeri cresciuti nel tempo. E dalle analisi degli esperti, a partire dal 6 dicembre 2021, data considerata di riferimento per l'inizio della diffusione di Omicron, si evidenzia un aumento del rischio relativo aggiustato di reinfezione per chi ha avuto la prima diagnosi da oltre 210 giorni rispetto a chi l'ha avuta più di recente; nei non vaccinati o vaccinati con almeno una dose da oltre 120 giorni, rispetto ai vaccinati con almeno una dose entro i 120 giorni; nelle femmine rispetto ai maschi; nei più giovani, dai 12 ai 49 anni, e negli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione.

Numeri che trovano correlazione con lo studio "Covid-19 Infection Survey" e condotta dall'Ufficio Nazionale di Statistica (ONS) britannico che ritiene che con Omicron il rischio di reinfezione è ben 10 volte maggiore che con la variante Delta. È emerso che tra 20 dicembre 2021 e 20 marzo 2022 _ quando la variante Omicron è divenuta dominante in Gran Bretagna  _  il rischio di reinfezione è stato 10 volte più alto rispetto al periodo in cui era dominante Delta, grosso modo da metà maggio 2021 al 19 dicembre. Ma perché ci si reinfetta: l'immunità al SARS-CoV-2, sia naturale sia indotta dai vaccini, declina nel tempo. Omicron si è dimostrato molto più capace di altre varianti di eludere il sistema immunitario. "Il rischio di reinfezione da omicron è di gran lunga maggiore rispetto alle precedenti varianti, e coloro che non sono vaccinati sono molto più a rischio di essere infettati nuovamente rispetto ai vaccinati", ha dichiarato Sarah Crofts dell'ONS. Esempre dal l Regno Unito , la  Uk Health Security Agency (Ukhsca) ha annunciato di stare monitorando una nuova variante, Xe, una mutazione ricombinante dei ceppi BA.1 e BA.2, ovvero Omicron 1 e Omicron 2. Questa nuova variante è stata riscontrata in 600 persone. Al momento gli esperti dicono che è troppo presto per stabilire se è più contagiosa delle altre. 

Ma vediamo alcuni numeri Italiani sul rapporto tra reinfettati e vaccinati e sull'andamento in generale della pandemia.

Vaccinati con dose booster

È pari al 91% l'effiicacia della terza dose (booster) del vaccino anti Covid contro la forma grave della malattia. Lo rileva l'Istituto Superiore di Sanità ( Iss) nel suo rapporto esteso su Covid-19, relativo a sorveglianza, impatto delle infezioni ed efficacia vaccinale. L'Iss rileva inoltre che dopo la seconda dose l'efficacia del vaccino contro la malattia severa è del 73% nei vaccinati da meno di 90 giorni, del 75% nei vaccinati tra 91 e 120 giorni e del 75% nei vaccinati da oltre 120 giorni. 

Vaccinati con 2 dosi

Per quanto riguarda la protezione dall'infezione da SarsCoV2, il rapporto dell'Iss indica che in chi ha completato il ciclo di vaccinazione anti Covid-19 (ha avuto cioè due dosi di vaccino), la protezione è del 49% entro 90 giorni dalla seconda dose, del 41% tra 91 e 120 giorni, e del 47% oltre 120 giorni dal completamento del ciclo vaccinale. Nei vaccinati con la dose aggiuntiva la protezione dall'infezione è pari al 68%

Tasso di mortalità

 "Il tasso di mortalità" Covid "standardizzato per età, relativo alla popolazione over 12, nel periodo 4 febbraio-6 marzo 2022, risulta essere per i non vaccinati circa 14 volte più alto rispetto a chi ha fatto il booster (51 decessi per 100.000 abitanti, contro 4/100.000). Il tasso di ospedalizzazione, nel periodo 11 febbraio-13 marzo per i non vaccinati è circa 6 volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (140 ricoveri per 100.000 abitanti contro 22/100.000). Il tasso di ricoveri in terapia intensiva nello stesso periodo risulta invece per i non vaccinati circa 9 volte più alto rispetto a quello che si registra in chi ha fatto il booster (9 ricoveri in terapia intensiva per 100.000 abitanti contro 1/100.000).

Ricoveri

 Nel corso dell'ultima settimana il numero di casi segnalati, di ospedalizzazioni e di ricoveri in terapia intensiva e' rimasto stabile. In diminuzione, invece, il numero settimanale di decessi. Stabile rispetto alla precedente settimana la percentuale di casi tra gli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione (2,6%). 

 

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