"Anziani chiusi nelle case di riposo". Atto d’accusa contro 97 strutture in Lombardia

Dopo il Covid l’associazione dei parenti segnala i casi al Ministero: limiti assurdi e visite troppo brevi

Tante difficoltà per visitare gli ospiti delle case di riposo

Tante difficoltà per visitare gli ospiti delle case di riposo

Milano - "Sembra di vivere in due nazioni diverse: quella che celebra in modo selvaggio la vittoria dell’Europeo di calcio e quella per la quale non basta neanche il Green Pass per poter vedere i propri cari ricoverati nelle Rsa". Un duro affondo quello che arriva dal comitato Orsan (Open Rsa Now), che raccoglie i familiari di persone ricoverate nelle strutture per anziani. Secondo il monitoraggio fatto dai parenti degli anziani, nonostante l’ordinanza ministeriale che da maggio ha dato il via libera alla ripresa delle visite dopo un anno di stop a causa di Covid, gli accessi restano difficili in 204 Rsa italiane, di cui la gran parte, 97, sono in Lombardia: 36 a Milano, 15 a Bergamo, 12 a Monza-Brianza, 8 a Varese, 5 a Brescia e Cremona, 4 a Pavia e Lecco, 2 a Lodi, Mantova, Como, Sondrio. L’elenco delle case di riposo che ancora mantengono forti limitazioni agli accessi è stato inviato nei giorni scorsi al ministero della Salute, con la lista di quelli che Orsan definisce "vessazioni, diritti negati e delle libertà compresse".

Figli e nipoti dei ricoverati segnalano in particolare visite brevissime per durata (tra i 15 e i 25 minuti) e frequenza (una volta alla settimana, non nei weekend); appuntamenti da prendere anche 15 giorni prima; divieto di uscite esterne e scomparsa dei servizi di animazione per le persone assistite; quarantene obbligatorie dopo le uscite per esami medici e visite; divieto assoluto d’ingresso ai familiari per assistere gli ospiti anche con disabilità gravissime; divieto di contatti fisici tra ospiti e familiari pur se in possesso del Green pass; scarse informazioni da parte della struttura sulla salute dei propri parenti e mancanza di condivisione sulle scelte terapeutiche; servizi interni ridotti con un aumento dei sistemi di contenzione e sedazione.

"Mia madre ha l’Alzheimer – testimonia Dario Francolino, presidente Orsan – un mese fa le è stato diagnosticato il Parkinson, ma non potendo entrare di frequente in struttura, fino a venerdì non me lo ha detto nessuno. È così per centinaia di anziani gravi, per i quali il conforto dei famigliari è l’unica ragione di vita. In assenza di questo legame affettivo, si lasciano morire". L’elenco delle Rsa segnalate è stato consegnato al Ministero della Salute, al presidente della Conferenza Stato-Regioni e agli Assessori alla Salute delle regioni coinvolte. "Ats, Asl e Regioni tollerano i comportamenti discrezionali dei direttori sanitari delle strutture che abbiamo segnalato. Chiediamo un incontro urgente – aggiunge Francolino – con l’assessore lombardo al Welfare Letizia Moratti, visto che la maggior parte delle Rsa segnalate è in Lombardia, anche se il problema è identico in tutte le 7mila strutture italiane. Se le Regioni mandassero una comunicazione urgente con i punti critici da noi indicati, chiedendo alle strutture come stanno applicando nel concreto l’ordinanza del ministro Speranza, si avrebbero i dati precisi. Serve volontà politica ed umanità". La Lombardia, teatro di una vera strage nelle primissime fasi della pandemia proprio all’interno delle case di riposo, dove il virus ha ucciso soprattutto i pazienti più fragili, vede ora le case di riposo mantenere livelli di controllo e prudenza che secondo i familiari ora superano livelli di ragionevolezza.