Un bambino su sei in Lombardia è povero

Save The Children, rapporto choc: migliaia i minori che vivono in famiglie in difficoltà. E per Coldiretti 51mila non mangiano regolarmente

Bambini

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Milano, 22 ottobre 2019 - La povertà minorile è un’emergenza anche nella locomotiva d’Italia. In Lombardia quasi un bambino su 6 vive in condizioni di povertà relativa. A rivelarlo la decima edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio. Il rapporto di Save The Children a cura di Giulio Cederna, presentato ieri, da 10 anni raccoglie e studia un’ampia serie di indicatori fornendo una fotografia delle condizioni di vita di bambini e adolescenti.

Per la nostra regione è emerso che la povertà relativa interessa il 15,3% dei bambini: significa che vivono in famiglie che hanno un livello di spesa ben al di sotto della media nazionale. Un dato al di sotto della media italiana, che si attesta al 22%, ma superiore ad altre regioni. In Emilia Romagna e Liguria poco più di 1 bambino su 10 vive in famiglie con un livello di spesa molto inferiore alla media nazionale. E Coldiretti, in riferimento al nuovo rapporto di Save The Children, calcola che in Lombardia sono 51mila i minori fino a 15 anni che hanno bisogno di un aiuto per nutrirsi con regolarità, su un totale di quasi mezzo milione in Italia. Un altro fenomeno preoccupante è il calo delle nascite. In Lombardia negli ultimi dieci anni sono nati sempre meno bambini, con una percentuale di nuovi nati che è scesa del 23,3% a partire dal 2008. E questo nonostante sia presente un numero importante di bambini e adolescenti con cittadinanza non italiana, che nel 2018 rappresentavano il 15,8% della popolazione dei minori nella regione. «Nonostante la presenza significativa di minori stranieri la denatalità è un fenomeno presente anche in Lombardia, di cui dovremo fare i conti anche nel futuro» commenta Valentina Polizzi, referente territoriale di Save the Children nella nostra regione. «I danni provocati in quest’ultimo decennio dall’inerzia della politica, dai mancati investimenti nei servizi per la prima infanzia, nella scuola, nelle politiche sociali, dall’incapacità di varare una norma per riconoscere la cittadinanza ai bambini di seconda generazione sono sotto gli occhi di tutti» aggiunge.

In Lombardia solo il 15,6% dei bambini ha accesso ai servizi per la prima infanzia (nel 2008 era il 16,5%). Nonostante la Lombardia – negli ultimi 10 anni – abbia incrementato di 73 euro la spesa pro capite per interventi a favore dell’area famiglia/minori, arrivando a 217 euro. Sul tema della dispersione scolastica, la Lombardia si attesta sul 13,3% un dato, di poco al di sotto della media nazionale (14,5%), che è sensibilmente migliorato negli ultimi 10 anni, diminuendo di 6,2%. Se diminuiscono i minori che abbandonano la scuola crescono invece i Neet, i ragazzi che non studiano né lavorano, con un aumento del 2,5% rispetto a 10 anni fa. L’unica consolazione è che in Lombardia la percentuale dei Neet è inferiore a quella nazionale, fermandosi al 15,1%. Infatti in Italia 1 su 4 tra i giovani 15-29enni (23,4%) non pensa a costruirsi alcun futuro. Rimane una spina nel fianco la sicurezza degli edifici scolastici.

«Le scuole restano luoghi non sicuri per gli studenti, in un paese fragile dal punti di vista sismico e idrogeologico: in Lombardia, 4 scuole su 10 sono prive del certificato di agibilità» si legge nella sintesi del rapporto. L’impoverimento è anche ambientale. Il fatto che oltre il 39% dei bambini e adolescenti in regione (il 44% in Italia) vada a scuola in auto non stupisce, se si considera che il rapporto tra ogni neonato che nasce in Lombardia e le macchine immatricolate nello stesso anno è di 1 a 4. Infine a Milano, secondo le informazioni sull’isola di calore fra il 2015 e il 2018, circa 56.000 minori di 14 anni, oltre un terzo dei coetanei che popolano il capoluogo lombardo, vivono in quartieri con sensibili sbalzi di temperatura durante i mesi estivi, con deviazioni fino a 7 gradi rispetto alle aree esterne alla città.