Cremona, quindici nati in 24 ore: un ritorno alla vita per Cremona

Sale parto tutte occupate: un bimbo nasce in reparto. Il primario: "Momenti bellissimi dopo tanta sofferenza"

Culle piene nel reparto di Ostetricia dell’Ospedale Maggiore di Cremona

Culle piene nel reparto di Ostetricia dell’Ospedale Maggiore di Cremona

Cremona, 30 giugno 2020 - Quindici bambini nati in 24 ore. Dalle 15 di venerdì alle 15 di sabato nel reparto di Ostetricia dell’Ospedale Maggiore di Cremona si è verificato un evento a dir poco eccezionale. Addirittura l’ultimo bambino è nato in una sala di degenza del reparto: le sale parto erano tutte occupate. Tra i quindici venuti al mondo anche due gemelli. "Un fatto straordinario, mai accaduto finora", sottolineano dal reparto di ostetricia e ginecologia. "Dopo tanto patire sono state ore particolarmente belle, eccezionali per la nostra città. È un segnale di rinascita dopo l’emergenza coronavirus che ha visto gli operatori e l’ospedale in prima linea" afferma il primario Aldo Riccardi, direttore di Ostetricia e ginecologia dell’Ospedale Maggiore. 

Sabato pomeriggio la conta dei nati, in tutto dieci bimbe e cinque maschietti, come detto l’ultimo è venuto alla luce in una stanza di degenza, ovviamente con l’assistenza di ostetriche e medici. "Un’esplosione di gioia", ha commentato la dottoressa Annalisa Abbiati che era di turno in sala parto insieme al dottor Gaetano Scalzone e che hanno visto nascere un bimbo dopo l’altro. " La nostra realtà è in controtendenza rispetto al trend nazionale che vede le nascite in calo. Da noi aumentano ma sono circa 1.150 all’anno, 110 al mese, 3-4 al giorno", ha notato Riccardi. Alla fine neo-mamme e bambini sono in ottime condizioni di salute. Le mamme arrivano da tutto l’hinterland cremonese e hanno scelto la struttura cremonese per partorire, dimostrando grande fiducia nel reparto. "I 15 piccoli stanno tutti bene. Siamo contenti anche perché le loro mamme hanno riposto fiducia in noi – afferma Bruno Drera, responsabile di Neonatologia –. Nei mesi scorsi la Terapia intensiva era diventata subintensiva e questo aveva creato preoccupazione nella popolazione, e poi sono arrivate le settimane drammatiche del Covid. Ma l’équipe è rimasta la stessa e anche i livelli di sicurezza garantiti".