Web tax, sì o no?

Il braccio di ferro nelle istituzioni comunitarie sulle riforme che vanno a intaccare lo strapotere dei colossi della Rete si fa sempre più aspro

Milano, 4 settembre 2018 - Il braccio di ferro nelle istituzioni comunitarie sulle riforme che vanno a intaccare lo strapotere dei colossi della Rete si fa sempre più aspro. Nelle prossime settimane si tornerà a parlare di riforma del copyright, dopo lo stop del testo di riforma osteggiato da Google e dagli altri giganti del web. Nel frattempo ricompare in agenda anche il tema della web tax e quindi degli aspetti fiscali legati ai profitti che gli Over the top realizzano sui servizi che mettono a disposizione degli utenti, apparentemente in maniera gratuita, ma in realtà utilizzando i loro dati personali per finalità di business.

Sono iniziati i lavori della Commissione per gli Affari economici e monetari del Parlamento europeo che punta ad alzare le aliquote per le grandi aziende digitali come Google, Amazon o Facebook. Pertanto, l’imposta del 3% sui ricavi delle società che fatturano almeno 50 milioni di euro a livello europeo potrebbe aumentare. Contrariamente a quanto precedentemente proposto dalla Commissione, potrebbe essere inserita anche una tassazione sulle entrate e sui profitti che derivano dalla vendita di dati. I progetti di relazione saranno presentati il 9 ottobre e sottoposti al voto il 3 dicembre. A gennaio 2019, in seduta plenaria, il Parlamento europeo esprimerà il suo parere. Difficile fare previsioni: Italia e Francia vorrebbero adottare la proposta della Commissione europea sulla tassazione dei servizi digitali in tempi brevi, a partire dalla fine del 2018, per iniziare ad affrontare il tema della tassazione dell’economia digitale. L’Unione europea vorrebbe adottare entro fine anno una formula provvisoria di tassazione dei ricavi dei colossi della Rete per garantire maggiore equità.

A seguito dell’incontro dei ministri delle Finanze del G20 e dei governatori delle banche centrali a Buenos Aires avvenuto a fine luglio, era stato ribadito l’impegno ad affrontare l’impatto della transizione a un’economia digitale sul sistema fiscale internazionale entro il 2020, senza però fornire dettagli. L’Unione europea non intende aspettare e preme per tassare i colossi di internet già nei prossimi mesi. Tuttavia, la questione è delicata. Occorre un compromesso tra l’esigenza di riequilibrare la filiera di produzione e distribuzione dei contenuti in Rete, e l’obiettivo di non penalizzare chi ha investito nel web e nel progresso tecnologico.