La forza "rivoluzionaria" di un libro

Ci si deve adoperare per riportare la lettura al centro non solo della formazione scolastica ma anche dell’educazione

DOMANDA:

FACCIO PARTE di quella generazione cresciuta dopo che padri e madri avevano abbandonato la terra per entrare in fabbrica. Sacrifici tanti, ma ogni anno era una conquista nuova e soprattutto non si poteva discutere l’importanza della scuola. In casa entravano i giornali, si leggeva, ci si teneva informati e si vivevano con spirito da pionieri le conquiste dell’umanità. Oggi non vedo i miei figli leggere, si informano con un clic su siti le cui fonti sono tutte da verificare e la scuola è diventata talmente un guazzabuglio di attività e corsi che alla fine aggiunge solo caos a una voglia di studiare al minimo sindacale. Inutile stupirsi quindi di certi fatti. Federico, Como

RISPOSTA:

TRA LE TANTE ricorrenze che si sono aggiunte nel calendario ci sono quelle delle giornate Unesco. Guarda caso lunedì era la Giornata mondiale dedicata al libro (e ai diritti d’autore), quanti se ne sono accorti o l’hanno festeggiata andando in una libreria o concedendosi un’ora di lettura? C’è da ritenere siano stati pochi, almeno in Italia, visto che secondo l’Istat sei italiani su dieci non arrivano a leggere un libro all’anno e che quasi la metà dei ragazzi tra i 15 e i 17 anni non è abituata alla lettura. In queste condizioni non si tratta di compiere una battaglia elitaria, di invocare la riscoperta dei classici o di testi filosofici. Ormai ci si deve adoperare per riportare la lettura al centro non solo della formazione scolastica ma anche dell’educazione. È l’unico modo per non disperdere un patrimonio di esperienze che l’uomo ha accumulato e trasmesso nei millenni, per sviluppare uno spirito critico e allenare a un modo di ragionare che non sia semplicemente basato sull’asse “o con me o contro di me” ma sappia anche dare spunti costruttivi. Ce n’è bisogno. Servono cittadini migliori. ivano.costa@ilgiorno.net