La città della finanza è la scelta giusta

Milano - Ha ragione il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli: oggi l’Europa guarda all’Italia con maggiore benevolenza che in passato, l’autorevolezza e l’impegno del nostro Paese nell’Ue sono in crescita e questo è dunque il momento giusto per chiedere un diverso equilibrio nella dislocazione delle istituzioni finanziarie europee. Nella lettera indirizzata al premier Mario Draghi, al ministro dell’Economia Daniele Franco e quello degli Esteri Luigi Di Maio, Patuelli - a nome delle banche che operano in Italia - invita il governo a candidare il nostro Paese a sede dell’Autorità europea antiriciclaggio. Anche perché, ha avuto modo di precisare, «in Italia abbiamo autorità di vigilanza molto all’avanguardia». La proposta del numero uno dell’Abi ha subito trovato pareri favorevoli nelle diverse forze politiche. E c’è già chi candida espressamente anche le città - in primis Napoli e Roma - più adatte allo scopo.

Ma, posto che la priorità al momento è vincere la concorrenza di Germania e Polonia, se è di città che si deve parlare perché non promuovere Milano? Lungi dal sostenere campagne campanilistiche, Milano è la capitale finanziaria italiana e una delle maggiori capitali economiche europee. Una realtà dinamica e in continuo sviluppo, già pronta a lasciarsi alle spalle - grazie a un tessuto economico sano - gli sconquassi legati alla pandemia, qui esplosa prima che nel resto d’Italia e in maniera più virulenta. Milano che, con Cortina, ha vinto la sfida per le Olimpiadi invernali del 2026, sul piano internazionale è ancora a credito di riconoscenza. Ancora assurda suona la sconfitta, nella sfida con Amsterdam, per l’assegnazione dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco, dopo la Brexit. L’Ema, per altro, non è mai stata così importante come dopo lo scoppio della pandemia.

Un doppio peccato, dunque. Senza contare il paradosso che ad Amsterdam non è ancora disponibile la vera sede, quando Milano aveva potuto offrire da subito il Pirellone. Poi c’è l’altra partita, ancora aperta e non affatto scontata nell’esito: quella per l’assegnazione della sede del Tribunale europeo dei brevetti che dovrà lasciare Londra. Parigi e Monaco di Baviera, che ospitano le altre due sedi, stanno facendo asse per vedersi assegnati anche gli uffici londinesi. E si punta sull’interessamento del governo e del premier Draghi per non restare esclusi. Ce ne è abbastanza per non lasciarsi sfuggire questa nuova opportunità. Milano ha le carte in regola per farsi garante sui temi della legalità e della finanza pulita.