Il futuro premier

Per adesso grandi idee non se ne sono sentite e la disputa è stata soprattutto sulle poltrone

Milano, 21 marzo 2018 - Come il Papa viene scelto da Dio ma eletto dai cardinali, anche il presidente del consiglio è nominato dal Quirinale ma votato in Parlamento dai partiti. Vista però l’insufficienza e la tortuosità delle maggioranze possibili la soluzione della crisi resta lontana e lo spirito non si dirige dove vuole ma si accontenta di posarsi dove può. A palazzo Chigi finirà quindi un personaggio di mediazione, uno che superando i probabili veti incrociati lavorerà di ago e filo per tenere insieme le varie anime di una coalizione che in qualsiasi modo vada sarà eterogenea. Sappiamo che la politica è una questione di forza e adesso che la forza sufficiente non ce l’ha nessuno non è pensabile il sorgere di un Macron o di una Merkel prima-maniera capaci di imprimere quello scrollone di cui il Paese ha bisogno. Un peccato, per tutti. Servirà comunque non perdere tempo semplicemente perché l’Italia non può permetterselo, e se il governo nascerà con una prospettiva temporanea accettabile il futuro premier dovrà mettere a fuoco alcuni punti per far ripartire il motore altrimenti ridurre l’agenda e richiamare i cittadini al voto in una condizione meno frastagliata di adesso. Per adesso grandi idee non se ne sono sentite e la disputa è stata soprattutto sulle poltrone. Se tutto ciò che serve all’Italia è un finto taglio dei vitalizi, alla base della richiesta grillina di Montecitorio, c’è solo da preoccuparsi. Col marketing abbiamo già dato.