Basta false recensioni

Di recente il Tribunale di Lecce si è pronunciato con una sentenza storica: chi scrive recensioni false utilizzando una fake identity compie un crimine

Milano, 20 settembre 2018 - Di recente il Tribunale di Lecce si è pronunciato con una sentenza storica: chi scrive recensioni false utilizzando una fake identity compie un crimine. Così il proprietario di PromoSalento, che vendeva pacchetti di recensioni false ai business dell’ospitalità in Italia, è stato condannato a 9 mesi di prigione e al pagamento di circa 8.000 euro per spese e danni. Le truffe sulle recensioni a pagamento – perpetrate da aziende o individuiche vendono recensionifalse–erano già state smascherate in passato, ma questa è la prima condanna penale. TripAdvisor, uno dei siti di viaggi più grandi del mondo, che si fonda sui viaggiatori e sulle loro recensioni che ad oggi sono più di 600 milioni, ha supportato il procedimento contro PromoSalento costituendosi parte civile e condividendo tutti i dati in suo possesso.

Le recensioni sono talvolta anche al centro di cause legali per diffamazione. L’anno scorso, i titolari di un ristorante pizzeria della provincia di Biella hanno richiesto e ottenuto da TripAdvisor la rimozione della recensione offensiva, con giudizi piuttosto pesanti, di un cliente non soddisfatto. Prima ancora, nel 2015, il Tribunale di Venezia aveva accolto l’istanza presentata dal titolare di un rinomato ristorante veneziano, ordinando a TripAdvisor di rimuovere una recensione ritenuta diffamatoria e offensiva. Dopo la decisione di Lecce sono arrivati commenti positivi da parte degli addetti ai lavori.

Giorgio Palmucci, presidente dell’Associazione Italiana Confindustria Alberghi, ha dichiarato: «È un segnale moltoimportante. In questi anniabbiamo collaborato con TripAdvisor segnalando tutte le situazioni in cui venivano offerte recensioni a pagamento. Questa sentenza fa giustizia per tanti operatori che lavorano con impegno e correttezza. Un precedente importante che potrà dissuadere quanti abbiano pensato di utilizzare le opportunità della Rete in modo distorto». Federalberghi ha fatto presente che «siamo di fronte ad un problema dalle dimensioni enormi. Né possiamo illuderci che possa essere risolto affidandosi soltanto al meritorio lavoro della magistratura o alla buona volontà dei singoli». Occorre, quindi, introdurre criteri di responsabilità anche per i portali, anzitutto ponendo un freno al dilagare di recensioni anonime e nickname di comodo.