Umore e benessere digitale

È ormai assodato che trascorrere troppo tempo connessi in Rete e sui social network può influenzare negativamente l’umore delle persone

Milano, 9 agosto 2018 - Dipendenza da smartphone, abuso di social e “depressione da Facebook”. È ormai assodato che trascorrere troppo tempo connessi in Rete e sui social network può influenzare negativamente l’umore delle persone, peggiorando gli stati di ansia e depressione. La “depressione da Facebook”, termine di recente invenzione, è legata al sentimento di inadeguatezza comune tra gli adolescenti, che si inasprisce vedendo situazioni di divertimento, spensieratezza e luoghi da sogno sulle bacheche dei propri coetanei. I big tecnologici, come Apple, Google e Facebook, stanno lanciando iniziative per limitare l’utilizzo degli smartphone, invitando alla disconnessione in favore del “benessere digitale”. Il social network di Mark Zuckerberg ha da poco attivato la nuova funzione “do not disturb” (prevista anche per Instagram), per sospendere - per un tempo definito dall’utente - l’invio di notifiche, e ha annunciato che sta lavorando a opzioni di monitoraggio e contatori del tempo speso sulla piattaforma. Si erano già mosse Apple e Google proponendo semplici modi per impostare gli smartphone in modalità “non disturbare”. Tra le soluzioni di Apple si trova Screen Time, che permette di comprendere e controllare quanto tempo le persone trascorrono su ogni app dei loro dispositivi iOS. Il nuovo sistema operativo svela anche il tempo dedicato alle varie categorie di app, il numero di notifiche ricevute e quanto spesso prendiamo in mano i vari apparecchi. Strumenti molto utili in arrivo specialmente per le famiglie con bambini. I genitori potranno visualizzare Activity Report dei figli direttamente dal proprio dispositivo iOS e gestire e impostare limiti di tempo e di funzionalità. Con la funzione Downtime attiva, le notifiche delle app non verranno visualizzate e sulle app comparirà un badge a indicare che non è possibile utilizzarle. Anche Google ha anticipato le novità di Android P, mostrando uno strumento di controllo che indicherà quando e quanto è stata utilizzata ciascuna applicazione. Oltre alle volte in cui abbiamo sbloccato il telefono e il numero di notifiche ricevute. Dalla stessa schermata si potranno stabilire limiti temporali all’uso di ogni applicazione. Tutte queste soluzioni dimostrano che autotutela, educazione digitale e impegno dei colossi della Rete possono produrre un mix virtuoso al servizio degli utenti.

* Docente di Diritto dell’informazione Università Cattolica di Milano