Ridare ambizioni ai giovani

Riaccendere la miccia delle ambizioni, quelle sane, che hanno fatto sì che i nostri padri ci garantissero un’esistenza migliore della loro e di quella dei nonni

Milano, 13 dicembre 2018

LETTERA

Dicono che noi italiani siamo incattiviti. Non voglio sembrare il solito vecchio brontolone (ho 65 anni) che rimpiange “i suoi tempi”, ma mi sembra che i nostri giovani più che incattiviti siano rassegnati. È come se si muovessero con calma, giorno per giorno, senza guardare molto avanti. Mi sembrano più incattiviti, e anche un po’ “alla cieca” i trenta-quarantenni che faticano a mantenere lo standard di vita che vorrebbero. Credo che dovremmo cominciare a pensare di più alle generazioni nuove, a costruire per loro delle opportunità. Antonio, Milano​

RISPOSTA

Riaccendere la miccia delle ambizioni, quelle sane, che hanno fatto sì che i nostri padri ci garantissero un’esistenza migliore della loro e di quella dei nonni. Insomma tornare a seguire una “legge” che vuole i figli compiere un passo avanti rispetto alla condizione che ereditano venendo al mondo. Invece accade che in Italia su cento persone solo 23 oggi possono dire di aver compiuto questa impresa. Tra la marea di indicazioni emerse dall’ultimo rapporto Censis, questo piccolo numero dovrebbe diventare uno dei primi macigni da rimuovere. Invece la discussione sulle future manovre verte ancora sulle pensioni, sulle modalità di uscita dal lavoro che, tra l’altro, secondo lo stesso Censis, incide sempre meno sulla ricchezza degli italiani che negli anni hanno trovato modo di “integrare” ed arrangiarsi. Ma ai giovani, quei pochi che ormai ci sono in Italia visto che si inizia a pagare la natalità zero, non ci si può limitare ad insegnare l’arte di arrangiarsi. Vanno dati strumenti e opportunità. ivano.costa@ilgiorno.net​