Campare senza algoritmi: si può fare

Ivano Costa

Ivano Costa

Milano, 11 ottobre 2018 - 

LETTERA

Altro che imparziale, alla fine l’algoritmo usato da una grande aziende per scegliere al meglio e nel modo più imparziale il personale si è rivelato pure sessista perché prediligeva nelle scelte gli uomini. Sperimentazione abbandonata e colpo alle speranze di veder valutati i curricula in maniera asettica e puramente scientifica. Non so se dovremo rassegnarci a scelte “ingiuste” fatte dagli uomini, ma devo dire che la notizia dell’algoritmo che sbaglia non mi è dispiaciuta. Angelo, Milano

RISPOSTA

Neppure l’algoritmo è imparziale. Che dire? È crollato un mito? È crollata l’ultima speranza di arrivare a decisioni assolutamente precise e imparziali? No, piuttosto è stata ribadita la responsabilità che ogni essere umano ha nel suo percorso: quella di essere corretto e giusto nel grande gioco che è la vita. Che non vuol dire prendere le cose con leggerezza, ma mettere in conto che nel “gioco” inevitabile dei rapporti con le altre persone, siano passionali che di lavoro, un aspetto di imprevedibilità, di errore, va sempre tenuto in considerazione. Ci si può arrabbiare, si può chiedere conto del perché, si devono avere a disposizione i mezzi per far valere le proprie ragioni. Fa parte delle regole del gioco di... “società”. Va quindi ringraziato l’algoritmo che ha fallito. Del resto, essendo stato creato da esseri umani è normale che potesse incorrere in un errore. Dobbiamo rassegnarci a una società umana. ivano.costa@ilgiorno.net