Basiglio, pescatori di frodo nell’oasi protetta

Recuperata e distrutta una rete a maglie strette, posizionata in una roggia da sponda a sponda

L'ambientalista Antonio Bruson con la rete

L'ambientalista Antonio Bruson con la rete

Basiglio (Milano), 19 giugno 2017 - Reti per la pesca di frodo recuperate e distrutte dai pescatori di carpfishing: è accaduto ieri mattina nel cuore del Parco Agricolo del Sud in una delle oasi protette, i laghetti della Cava di Basiglio. Alcuni amanti della pesca sportiva, autorizzati a fare carpfishing, hanno notato in una roggia che scorre nell’oasi una rete lunga oltre dodici metri, a maglie strette, che era stata piazzata, da sponda a sponda, nel corso d’acqua. Una modalità di pesca proibita perché riesce a catturare tutta la fauna ittica presente nel tratto di roggia, compresi gli esemplari più piccoli.

«I pescatori hanno tolto la rete e l’hanno distrutta rendendola inutilizzabile - spiega Tony Bruson, sentinella verde dell’associazione Parco Sud - poi ci hanno contattato e l’abbiamo recuperata, contestualmente abbiamo allertato le Gev (guardie ecologiche volontarie di città metropolitana) a cui abbiamo consegnato la rete. Purtroppo nella zona sono stati notati alcuni uomini, di origine cinese, più volte negli ultimi giorni e la sensazione è che l’enorme quantità di pesce pescato in questo modo illegale, vada poi a finire nelle cucine di alcuni ristoranti».

Non è la prima volta che nell’oasi di Basiglio e aree circostanti, si verificano casi del genere. Una rete simile era stata rivenuta alcuni mesi fa e distrutta. Addirittura a gennaio di quest’anno, sempre le sentinelle del Sud Milano, dell’associazione Occhi Aperti, avevano trovato batterie di auto e cavi adoperati per stordire i pesci nei laghetti o nei corsi d’acqua. Anche in questo caso il materiale è stato consegnato alle guardie ecologiche.