Corsico, addio al partigiano Moscatelli: una vita a lottare per la libertà

Ricotti, nome di battaglia, l’ultimo testimone cittadino della Resistenza. Oggi alle 15 i funerali nella chiesa di Sant'Adele

Giancarlo Moscatelli, al centro, in una cerimonia del 25 Aprile

Giancarlo Moscatelli, al centro, in una cerimonia del 25 Aprile

Corsico (Milano), 16 marzo 2017 - Nelle lunghe passeggiate con l’amica Anna, Giancarlo Moscatelli raccontava la sua storia. Aveva iniziato a 13 anni a bazzicare i bar dei partigiani e gli amici lo avevano convinto che era quella la sua strada. Gli piaceva uscire, vedere cosa c’era fuori dalla porta di casa. E fuori da quelle mura c’era la guerra, c’erano i soldati, i fascisti. Ma lui non aveva paura. Un po’ l’incoscienza dei suoi anni, un po’ il pensiero di combattere per la libertà. Non aveva paura quando tirava un filo davanti alle caserme dei militari per vederli inciampare.

Quando ha sabotato l’impianto del cinema che stava per trasmettere un film fascista. Quando gettava le bombette ai capolinea del tram per distrarre i militari, così i partigiani potevano scappare. La paura l’ha avvertita solo quando ha sentito fischiare le pallottole, in quel conflitto armato a Orzinuovi. Era il partigiano Ricotti, l’ultimo di Corsico, nome di battaglia, scomparso ieri a 86 anni. I funerali saranno oggi, alle 15, alla chiesa Sant’Adele. Corsico lo conosceva bene: qui aveva vissuto. Qui mostrava con orgoglio la medaglia della Liberazione, la tessera di Giustizia e Libertà. Pieno di interessi, Giancarlo Moscatelli leggeva libri di storia, parlava agli studenti delle scuole e si emozionava quando ricordava la sua vita. Aveva fatto di tutto: dal portinaio al cuoco, poi era finito in Rinascente come responsabile degli ascensori nei centri del grande magazzino di tutta Italia.

Gli piaceva moltissimo viaggiare, scoprire posti nuovi, a bordo della sua roulotte che guidava rigorosamente lui. Era diventato anche social: scriveva su Facebook i suoi pensieri. Quando il sindaco aveva vietato di cantare Bella Ciao il 25 aprile scorso, lui aveva scritto: "Se tutti noi oggi possiamo parlare e scrivere liberamente lo dobbiamo a molti uomini e donne che hanno lottato e dato la vita per la democrazia e la libertà". Firmato: "Un vecchio partigiano".