Corsico, il metodo dei narcos: "Se non fate come dico io vi metto tutti sotto terra"

Maxi operazione antidroga. In manette Graziano Barbaro e altre sette persone tutte legate alle cosche locali

L'operazione della Guardia di finanza

L'operazione della Guardia di finanza

Corsico (Milano), 24 gennaio 2018 - Davanti al cimitero di Buccinasco, Graziano Barbaro ferma la macchina. A bordo, due dei suoi collaboratori. Teme che qualcuno stia facendo "di testa sua", senza rispettare le regole. "Vedete dove siamo? I morti non dicono niente, non parlano, perché sono morti. E se non fate come dico io, ora vi metto sotto terra".

Le regole le impone con il metodo mafioso che conosce bene, almeno per l’aria che respira in famiglia e nelle amicizie con i Papalia. Fa 31 anni a maggio, è nato a Locri, Reggio Calabria, qualche precedente per furto e ricettazione. Viveva a Zelo Surrigone fino a quando gli hanno messo le manette, martedì notte. Con lui, in carcere, c’è finito il cognato, Antonio, anche lui Barbaro, ma di un ramo diverso della potentissima famiglia che ha dettato legge in materia di droga nell’hinterland. Antonio, 36 anni, ha sposato la sorella di Graziano, Marianna. Sono imparentati a Rosario Barbaro, classe 1940, detto u Rosi, il capo della locale di Platì. Graziano ha legami di sangue anche con le ’ndrine dei Barbaro Castanu, altro ramo di spessore della ‘ndrangheta. Con loro, in cella, è finito un gruppo di narcos professionisti che muovevano i fili dei traffici sporchi nel Sud Milano. L’operazione della Guardia di finanza parte nel 2013, dalla denuncia di Graziano Barbaro che si trova la vetrina del Baretto in via Mazzini a Corsico crivellata con una calibro 38. È un atto intimidatorio e gli inquirenti accendono il faro delle indagini fatte di pedinamenti, appostamenti e intercettazioni. Scoprono che dietro a Barbaro c’è un’organizzazione che agisce con metodo meticoloso.

Al vertice c’è proprio Graziano, al suo fianco il cognato Antonio, di cui però non si fida e, anzi, spesso deve intervenire la sorella per "mettere a posto le cose". C’è Gianfranco Iiritano, 37 anni, di Corsico. I suoi precedenti sono di furto aggravato e traffico di droga. Uno che "faceva la bella vita, non fa niente dalla mattina alla sera", come dicevano i suoi scagnozzi, quelli che usava per i lavori sporchi: al limite avrebbe provveduto lui alle spese legali di chi finiva nei guai. La bella vita, che faceva spendere a questi narcos anche "due-tremila euro a settimana", come diceva Giampiero Catona, 36 anni, all’amico 41enne Vincenzo Romeo che sottolineava come fossero "viziosi. Massaggi, capelli, vanno via così i soldi". Anche loro sono finiti in manette, insieme al tuttofare Alessandro Di Terlizzi Miracoli, 29 anni, titolare di un’agenzia di pompe funebri a Buccinasco, e Massimiliano Mussa, 48 anni, che garantiva il supporto logistico ai traffici. Il compito di espanderli, i traffici, fino ai confini del Sud America e della Bulgaria, spettava a Saverio Pisano, 60 anni. "Le indagini sono state caratterizzate da un elevato grado di complessità - dicono gli inquirenti - per la caratura criminale dei coinvolti che per non essere scoperti usavano linguaggi criptici". E non solo. Telefoni intestati a nomi inesistenti e un parco macchine con targa tedesca o clonata. Era il “metodo scientifico” dei narcos di Corsico.