ROSARIO PALAZZOLO
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Gli islamici non si arrendono: preghiere e incontri nella moschea abusiva

Possibile ricorso al Consiglio di Stato dopo la sentenza del Tar sul capannone di via Frisia non trasformabile in luogo di culto

Un incontro nella moschea di via Frisia

Un incontro nella moschea di via Frisia

Cinisello Balsamo (Milano), 25 febbraio 2016 - Domenica prossima è già in programma un momento pubblico per offrire consigli medici ai membri della comunità islamica che non si sentono sufficientemente integrati e che qui possono contare sulla presenza mensile di due medici a loro disposizione. Nel capannone di via Frisia continueranno anche gli incontri e i momenti di preghiera. In attesa che si giunga a una soluzione rigorosa, ma chiara, sulla moschea «abusiva».

A una settimana esatta dalla sentenza del Tar che impone alla comunità islamica di sgomberare il capannone adibito a moschea in modo irregolare, i musulmani di Cinisello non sembrano disposti a lasciare. Non lo faranno finché ogni carta non sarà stata giocata. «Questa sentenza ci ha sorpresi - afferma Davide Piccardo, coordinatore delle associazioni islamiche milanesi -. Ce ne sono molte di senso opposto, dunque, pur rimanendo pronti ad applicarla, stiamo meditando di ricorrere al Consiglio di Stato». Non alzano muri. La reazione degli islamici cinisellesi è nel segno della ragionevolezza: «Non ci opponiamo a una sentenza. E facciamo nostre le parole del sindaco Siria Trezzi, condividendo l’apertura al dialogo. Da mesi collaboriamo affinché venga riconosciuto il diritto della comunità islamica a incontrarsi e organizzare iniziative nel segno della legalità. Il Comune condivide questo nostro desiderio e siamo certi che troveremo una strada insieme».

Ora la questione passa nelle mani del sindaco Trezzi e della prefettura di Milano. Appurato che il capannone di via Frisia non può ospitare un luogo di culto e di aggregazione, in quanto urbanisticamente accatastato come edificio industriale, occorre definire una strategia di uscita. La Lega Nord spinge per l’immediato sgombero: «La sentenza del Tar è una pietra tombale - afferma Giacomo Ghilardi, consigliere comunale leghista - che arriva dopo anni di nostre pressioni su amministrazione e prefettura. La comunità islamica è recidiva in tema di occupazioni abusive. Va ripristinata la legalità».

Un problema che il sindaco non può ignorare. Perché se è vero che la comunità islamica sta studiando le carte per proporre un ricorso al Consiglio di Stato che congelerebbe la situazione, la Lega annuncia battaglia in aula: «Pretendiamo che la sentenza del Tar sia rispettata seduta stante e che l’edificio industriale torni immediatamente alla sua destinazione originaria», afferma Ghilardi.