Sesto, quel che rimase del lavoro

La mostra di Aurelio Spinelli sulle aree industriali

Il passato industriale sestese

Il passato industriale sestese

Sesto San Giovanni (Milano), 18 settembre 2017 - Il binario attivo tra Unione e Concordia, i magazzini generali della Breda, il lavatoio dell’Omec. E, ancora, il reparto di riparazione dei locomotori al Concordia e la cabina di servizio metallurgico del Vittoria B. Paesaggi post industriali e spiragli dalle cabine di regia di quelle «Cattedrali del lavoro» oggi diventate immensi spazi vuoti. Aurelio Spinelli ha aperto sabato sera la nuova stagione della Fototeca «Tranquillo Casiraghi» con una serie di stampe ai sali d’argento che ripercorrono la fase delle demolizioni delle acciaierie Falck e della dismissione degli altri stabilimenti, come la Breda. «Senza enfasi descrittiva, ma con grande efficacia, ho ripercorso viali e reparti per fermare in immagini appunti e ricordi. Gli ambienti di lavoro, la sala del pronto soccorso o della commissione interna, gli scaffali ormai vuoti delle cose comuni, un’emblematica serie di bombole messe in fila come una squadra di soldatini, i ritratti di amici scomparsi rimasti a testimoniare anni di lavoro fianco a fianco».

Le foto sono state tutte realizzate da Spinelli tra il 1998 e il 2006. Tutte in bianco e nero e scattate alla vecchia maniera. «Perché ne sono innamorato da sempre. Un mio amico mi disse “Dai, passiamo anche noi al digitale”, ma io ho resistito. Questo, in particolare, è stato un lavoro faticoso. Avevo sempre il cavalletto dietro. Un giorno, nelle Falck, non cascai in una fossa per un pelo. Erano buchi profondi qualche metro». Spinelli è nato a Sesto nel 1934. Ha lavorato alla Fabbrica di Apparecchi di Sollevamento e Trasporto fino al ritiro dal lavoro nel 1985. Si definisce un autodidatta: nel 1979 entra nel Circolo Fotografico Monzese e da lì si dedica esclusivamente alla fotografia in bianco e nero, curandone personalmente sviluppo e stampa, fino a ricevere diversi riconoscimenti. Nelle aree non ci è più tornato. «Solo una visita per le bonifiche delle ex Falck, con i tour del Comune, ma non per lavorarci». La carrellata di immagini, selezionate da Spinelli, vuole «ricordare a noi e a coloro che verranno dopo di noi come si presentavano, verso la fine del secondo millennio, gli ambienti di una grande fabbrica, ma anche per farci riflettere sulle problematiche del lavoro, che in questi tempi cambiano con grande rapidità». Come quel «Riflettere», scritto in stampatello, sul muro di un reparto. «La penultima immagine, con la parte superiore che sembra un cielo stellato, e l’ultima, con un proclama di speranza, sono messaggi da cogliere».