Morto in montagna: l'addio a Giorgio, il ragazzo che amava il basket e le cime

Bresso, l’amico: "Non era imprudente e conosceva bene le escursioni"

Giorgio Piccardi, detto Picca, 23 anni

Giorgio Piccardi, detto Picca, 23 anni

Bresso (Milano), 9 dicembre 2017 - «Non era un ragazzo imprudente, men che meno sprovveduto. Oltre che spigliato e simpatico, Giorgio era noto per la sua straordinaria intelligenza e si era di sicuro equipaggiato al meglio. Andava spesso in montagna e la conosceva bene. Non lo ha ucciso l’imprudenza, ma la sfortuna». Simone Mannarino, 23 anni, è un ex compagno di scuola e coetaneo di Giorgio Piccardi, il giovane di Bresso morto giovedì sulla ferrata “Simone Contessi” di Morterone, nel Lecchese, dopo una caduta di un centinaio di metri a due passi dalla vetta del “Due Mani”, davanti a tre amici che hanno assistito pietrificati alla tragedia.

Un dramma che ieri ha radunato centinaia di persone commosse nella camera ardente, allestita nel primo pomeriggio all’oratorio San Giuseppe di via Galliano, dove Giorgio giocava a basket. Compagni di squadra, di oratorio e di università, amici, ex alunni delle superiori, e persone vicine alla famiglia. Dopo il liceo scientifico Casiraghi di Cinisello, che aveva frequentato fino alla maturità del 2013 insieme a Simone, Giorgio si era iscritto alla facoltà di ingegneria del Politecnico di Milano e aveva ormai le porte aperte verso la professione che aveva sempre sognato di fare. Era stato il padre Carlo, docente proprio alla facoltà di ingegneria del Politecnico, a trasmettergli quella passione.

Oggi, invece, alle 15.30 i suoi cari, gli ex professori (che arriveranno con i compagni di classe e un mazzo di fiori) e gli amici daranno l’ultimo saluto a Giorgio nella chiesa della Madonna della Misericordia, a Bresso. E gran parte della comunitá bressese ricorda Giorgio proprio per il suo impegno in oratorio. «Era una delle colonne portanti della nostra comunitá parrocchiale - spiega un educatore - Un esempio non solo per i ragazzi più piccoli ma anche per noi giovani. Era qui nella comunitá che Giorgio dava il meglio di sé. L’oratorio era per lui una seconda casa». Continuano, intanto, nel Lecchese, i rilievi per chiarire la dinamica dell’incidente che ha generato il dramma. Le certezze non sono molte: Giorgio era infatti impegnato a salire gli ultimi metri della ferrata sul monte Due Mani, sopra Lecco. A poco più di 1.600 metri, proprio dopo essersi sganciato dalle corde di sicurezza, nel primo pomeriggio Giorgio avrebbe messo un piede in fallo, precipitando per oltre un centinaio di metri, sotto gli occhi dei tre compagni, del tutto impotenti e impossibilitati a soccorrerlo.

I compagni hanno subito allertato i soccorsi e, mentre arrivavano i primi volontari, uno degli escursionisti è riuscito a raggiungere Giorgio, che sembrava respirare ancora. I sanitari del 118 e i tecnici del soccorso alpino sono arrivati molto presto sul posto con l’eliambulanza di Como, per accelerare al massimo le procedure di intervento. In questi casi, anche pochi minuti possono fare infatti la differenza tra la vita e la morte. Ma invano. Quando sono arrivati davanti al corpo di Giorgio e al suo amico, il cuore del ragazzo ormai non batteva più. Alice Corno è un’amica che conosceva Giorgio Piccardi fin dalla prima infanzia, avendo fatto con lui le elementari e il liceo: «Un ragazzo intelligentissimo - ricorda - Affamato della vita, quella vera, in costante ricerca della felicitá. Affrontava tutto con gran passione e dedizione. Nonostante le difficoltá, non si è mai arreso nel fare le cose che amava di più. Le sue piu grandi passioni erano il basket e la montagna... la stessa montagna che l’ha portato via».

Due grandi amori: «La montagna era il suo Luogo per eccellenza, il luogo dove si sentiva libero e felice. A Bresso faceva l’educatore di catechismo, con i ragazzi del 2001. È sempre stato un esempio per loro. Fin da piccoli, è sempre stato il migliore. Non potevi batterlo in nulla. Ma nonostante la sua intelligenza, non è mai stato presuntuoso. Anzi, era sempre ben disposto a darti una mano, in caso di bisogno. Ho sempre pensato che avrebbe fatto qualcosa di davvero rivoluzionario quando saremmo diventati grandi. Peccato sia finito tutto prima». Alice è ancora incredula e smarrita: «Rimane la tristezza e la rabbia. Insieme a tante domande... Anche se ora penso che l’unica cosa che vorremmo tutti, noi amici, è poterlo sentir dire: “Ehi ragazzi, non preoccupatevi... qui tutto bene, vi tengo d’occhio da quassù».