Casa in Movimento, lo sfratto è sospeso. Il Comune di Cologno chiede gli arretrati

Udienza al Tar: si torna a trattare, ma l'amministrazione pretende 22mila euro e il punto di incontro è lontano

I locali di via Neruda erano stati affidati al collettivo nel 2006

I locali di via Neruda erano stati affidati al collettivo nel 2006

Cologno Monzese (Milano), 15 settembre 2017 - Sentenza rimandata per tornare a intavolare una trattativa. Lo hanno deciso, davanti al tribunale amministrativo, gli avvocati che difendono la Casa in Movimento e il Comune. Materia del contendere è l’ordinanza di sgombero dei locali di via Neruda, emessa dall’amministrazione a fine giugno. Il Tar avrebbe dovuto decidere se si tratta di decisione legittima o meno. Durante l’udienza, i contendenti hanno concordato nel ricercare una strada comune. Tuttavia, un’intesa sembra lontana. "Poco prima dell’appuntamento in tribunale - rivelano i referenti del collettivo - sindaco e assessori hanno risposto alla nostra ennesima richiesta di stipulare un contratto e di sapere a quanto ammontano gli arretrati che ci erano stati richiesti nel secondo incontro che avevamo avuto con la giunta a maggio, ma mai effettivamente quantificati e comunicati".

La cifra, che l’amministrazione assicura di aver annunciato nel corso delle riunioni, è di circa 5mila euro all’anno tra l’affitto dei locali in via Neruda 5 e il pagamento delle bollette di luce e acqua. Ci sarebbero, però, gli arretrati da saldare. "E qui, la doccia fredda - commenta il collettivo della Casa -. Gli arretrati ammontano a 22.108,71 euro e il canone di locazione e utenze a poco più di 4.800 euro all’anno". Una somma non sostenibile, secondo le associazioni che compongono la Casa in Movimento. "Prendiamo atto della volontà della Giunta di tornare a trattare, ma ci pare evidente che, soprattutto con una richiesta così esosa per gli arretrati, un punto di incontro sia ancora molto lontano. Sentiremo a breve i nostri legali per valutare il da farsi". In via Neruda il collettivo sta dal 2006. Senza contratto mai registrato e, quindi, senza aver mai sostenuto delle spese per occupare gli spazi di proprietà del Comune, che erano stati assegnati dalla precedente amminstrazione di centrosinistra. "Una situazione irregolare di cui non abbiamo responsabilità", replica l’associazione.

"Il gruppo non ha i titoli per restare in quei locali", ha sempre ripetuto l’amministrazione in mesi di trattativa che si era poi conclusa con l’ordinanza di sgombero per liberare la sede e prevedere nuovi progetti. Per mesi si è cercato un importo che fosse comunque sopportabile dai sodalizi che non hanno fine di lucro, organizzano iniziative gratuite e danno supporto a migranti e studenti. La Casa aveva dato mandato a un avvocato, che aveva diffidato la Giunta dal compiere atti del genere. "Non siamo occupanti abusivi, avendo le chiavi dall’amministrazione precedente, come risulta da verbale di consegna. Il Comune dispone di tutti gli strumenti legislativi per regolarizzare la nostra posizione e siamo disposti anche a pagare un affitto", avevano spiegato.