Cinisello, Motta Alfredo in crisi: "La Spagna? Non potevamo fare diversamente"

Parla l'amministratore delegato dopo la decisione di spostare la produzione

Il presidio dei lavoratori

Il presidio dei lavoratori

Cinisello Balsamo (Milano), 27 maggio 2017 - "Faremo tutto il possibile per soddisfare le esigenze dei lavoratori". Ha la voce dispiaciuta Cristina Motta, amministratrice delegata della Motta Alfredo, la ditta ultracentenaria che si occupa di lavorazione della pelle. Gli affari, complice la crisi, non vanno bene come una volta. Tanto da portare la famiglia Motta a prendere la decisione di spostare la produzione in Spagna. "Non stiamo chiudendo", ripete l’amministratrice. Ma ai dipendenti la situazione continua a non piacere. Tanto da averli spinti a incrociare le braccia e a fermarsi fuori dai cancelli aziendali dallo scorso lunedì. La disperazione passa da un operaio all’altro: a scioperare sono padri di famiglia, uomini che attendono l’arrivo del primo bimbo, cinquantenni che temono di non riuscire più a trovare un impiego. Si trema davanti alla Motta, ma non solo. Anche Cristina ha la voce rotta. In quella fabbrica lei ha trascorso gli ultimi quarant’anni, conosce chi ha lavorato senza sosta per la sua famiglia.

"È un dispiacere – ammette –. Lo scorso anno insieme al fratello Alfredo ho dovuto forzatamente prendere una decisione. Eravamo a un bivio, potevamo chiudere oppure spostare la produzione. Abbiamo deciso di non arrenderci. Nello stabilimento italiano rimarrà parte della produzione dei campionari e la nostra sezione vendite e amministrazione. Abbiamo tenuto duro fino ad ora, ma nell’enorme struttura al confine tra Cinisello Balsamo e Monza un tempo producevamo 5.000 capi al giorno, ora la sera ne possiamo contare poco più di 1.500".

La prossima settimana alcuni dei 20 lavoratori considerati in esubero entreranno nell’ufficio di Cristina. "Valuteremo ogni situazione, concedendo cifre più alte a chi ha coniuge e figli a carico e a chi ha trascorso 20 o 30 anni in azienda. Faremo il massimo che potremo". Fuori dai cancelli intanto lo sciopero non si ferma. Da lunedì un gruppo di operai rimane attaccato alla speranza che la situazione possa cambiare. "Non accettiamo l’accordo fra sindacalisti e proprietà – continuano a ripetere –. Non firmeremo". Accanto a loro i rappresentanti di Sol-Cobas. "Abbiamo organizzato un incontro con degli imprenditori – sostiene Stefano Fumagalli –. Forse riusciremo a cambiare le sorti dei lavoratori".