Cervelli in fuga o meno, in 245 hanno lasciato Sesto per l’estero

Aumentano quanti salutano la città per studio o lavoro. Che però cresce in popolazione

Il film "L’appartamento spagnolo" nel 2002 raccontò i ragazzi Erasmus

Il film "L’appartamento spagnolo" nel 2002 raccontò i ragazzi Erasmus

Sesto San Giovanni (Milano), 20 febbraio 2017 - Da anni parliamo di cervelli in fuga e dei "giovani migliori" che lasciano l’Italia per andare a studiare e a lavorare altrove, spesso in Nord Europa. È sempre difficile quantificare questo fenomeno, a meno che a lasciare l’Italia non sia un nostro figlio, un parente o il giovane che vive nella casa accanto alla nostra. Ebbene quest’anno, tra i dati delle statistiche anagrafiche che il Comune di Sesto San Giovanni, compilate per conto dell’Istat, è stato certificato che nel corso del 2016 ben 245 sestesi hanno lasciato la città per andare a vivere all’estero. Non sono tutti giovani, né sono tutti cervelli in fuga. Ma dal trend che questo fenomeno sta assumendo, c’è da giurarci che la maggior parte di loro hanno scelto di lasciare l’Italia per cercare un futuro migliore altrove. Un dato che scotta perché parliamo dello 0,3% della popolazione residente che al 31 dicembre dello scorso anno ammontava a 81.822 persone. Un dato allarmante se si pensa che appena un anno fa, erano solamente 155 quanti avevano lasciato Sesto per l’estero.

Ma non si tratta di una fuga da Sesto, perché se è vero che nel 2016 i sestesi cancellati per trasferimento altrove sono stati complessivamente 2.582 (di cui 2.337 in altri Comuni italiani), i nuovi iscritti sono stati 2.983 con un saldo decisamente positivo che ha potato complessivamente la popolazione a crescere rispetto agli ultimi anni. Tra questi, gli stranieri arrivati in città sono 611, 311 le donne rispetto ai 300 uomini. Numeri, anche questi ultimi, che appaiono nuovi; normalmente si pensa che gli immigrati in arrivo in Italia siano prevalentemente uomini.

Tornando ai cervelli in fuga, nessuno può sapere quali siano i motivi concreti che hanno indotto queste persone a lasciare la città per trasferirsi all’estero. Tuttavia è plausibile che in cima alla lista delle motivazioni ci siano studio e lavoro con un contesto metropolitano che non è più in grado da molti anni di offrire lavoro a tutti, ma soprattuto di offrire uno sbocco professionale stimolante e adeguato a quei giovani che studiano e intendono specializzarsi.