Il rettore della Bicocca: impossibile salvare il corso di Sesto

Sul corso di scienze infermieristoche: "Ci sono delle difficoltà, ma cercheremo di limitare al massimo ogni disagio per gli studenti"

La sede dei corsi

La sede dei corsi

Sesto San Giovanni (MIlano), 10 febbraio 2017 - «Nulla è stato ancora deliberato. Ci sono delle difficoltà, ma cercheremo di limitare al massimo ogni disagio per gli studenti». Così Cristina Messa, rettore dell’università Bicocca di Milano, risponde alla notizia della chiusura della sede di Sesto del corso di laurea triennale in Scienze infermieristiche, che vede all’interno dei locali dell’ospedale Multimedica 158 iscritti sui 975 totali di tutti i poli didattici presenti in Lombardia.

Rettore, gli studenti rischiano di essere smistati tra Monza, Bergamo, Lecco e Sondrio?

«L’obiettivo è di far concludere il percorso formativo a Sesto per gli allievi già iscritti. Stiamo lavorando per questo. La decisione deve essere presa insieme, di concerto con l’università, gli studenti e Multimedica, che è proprietaria degli spazi, per continuare a garatire un livello qualitativo alto, come quello che c’è oggi. Se gli studenti dovessero spostarsi, l’impegno è a garantire che non spendano un centesimo più di adesso».

Qual è la prossima tappa?

«Convocare un tavolo che metta insieme tutti i soggetti. Nulla è stato ancora messo nero su bianco».

Ma dal 30 settembre non saranno più accettate nuove iscrizioni per la sede di via Milanese?

«Questa è la proposta, che però deve ancora essere deliberata dal consiglio».

Il problema qual è?

«Nel corso del tempo, per accreditare i corsi di laurea, è stato necessario assicurare un numero di docenti per ogni sede. Questo numero è andato via via aumentando, ma il nostro personale invece si è ridotto tra mancato turnover e pensionamenti. I criteri vogliono professori incardinati alla sede universitaria e da questa prescrizione sono ad esempio fuori quota i ricercatori, su cui noi abbiamo invece puntato molto negli ultimi anni».

Quanti docenti mancherebbero all’appello?

«Tre, forse quattro. Complessivamente abbiamo 7-8 corsi sanitari: da Igiene dentale a Ostetricia, passando per Fisioterapia. Il tutto per 140 docenti. I numeri sono al limite. Facciamo fatica».

C’è un depotenziamento voluto a Scienze Infermieristiche, a favore di Medicina, come accusa il sindacato Fials?

«Assolutamente no e lo confermano i numeri. Anche senza la sede sestese resterebbe il corso con il numero maggiore di iscritti e su cui l’università mette maggiore impegno, anche in termini di personale docente. Invece che chiudere del tutto un corso abbiamo preferito chiudere una sede. A malincuore. Perché la collaborazione con il territorio, gli ospedali e anche il Comune è sempre stata buona».