Sesto, via ai licenziamenti all'ex Alstom Power

L'azienda del gruppo General Electric ha inviato le prime tre lettere di benservito ai dipendenti che hanno accettato l'incentivo all'esodo

Una manifestazione dei lavoratori General electric

Una manifestazione dei lavoratori General electric

Sesto San Giovanni (Milano), 14 agosto 2016 - Sono iniziati i licenziamenti in Alstom Power. La società, rilevata lo scorso autunno da General Electric, ha inviato le prime tre lettere per intimare il «recesso» nei confronti di quei dipendenti che, dichiarati in esubero, hanno manifestato formalmente di «non opporsi» al licenziamento stesso, accettando l’incentivo all’esodo.

Procedura che, fino al 30 settembre, sarà solo concordata, dietro pagamento di un contributo: un’integrazione all’indennità di mobilità, così da prendere stipendio pieno per 12-18 mesi, e una somma una tantum di 16 o 18 mensilità, in base all’anzianità. Per i più «fortunati», insomma, si prospettano tre anni di stipendio. E, per i veterani, un accompagnamento alla pensione fino al 2021, con pagamento dei contributi. L’offerta «scade» il 30 settembre: dopo quella data, Alstom Power procederà a licenziare gli altri dipendenti rimasti in esubero, fino a un totale di 140, una quarantina in meno rispetto all’apertura della mobilità, chiusa a fine luglio senza accordo con i sindacati.

«L’incontro del 6 settembre al Mise appare ormai una pura formalità - rimarca Giuseppe Mansolillo, sindacalista Fim-Cisl che segue la vertenza -. General electric, in questi mesi, non ha cambiato una virgola delle sue intenzioni: gli esuberi sono diminuiti solo in virtù di ricollocamenti e incentivi. Il 30 luglio la procedura si è chiusa con un mancato accordo: se c’erano altri margini, Ge avrebbe fatto slittare tutto a settembre. Invece ha solo “regalato” due mesi». Quanto alla possibile cessione, «ci è stato detto che l’acquirente si è tirato indietro - aggiunge Mansolillo - ma cosa comprava se Ge teneva le commesse? Impianti vetusti e lavoratori? Persino i capannoni sono in affitto».

Eppure qualcuno ancora crede alla possibilità di «salvare» lo stabilimento sestese, Comune in primis. «È stato un errore affidarsi solo al Mise - sottolinea il sindacalista -. Come avevo chiesto all’annuncio degli esuberi, bisognava mantenere un tavolo regionale e locale. Il calo di occupazione è a Sesto e in Lombardia: a livello nazionale, con gli investimenti in Toscana, il saldo Ge è positivo. La speranza di un intervento del governo ha spuntato le armi nei mesi di procedura aperta e, ora che è chiusa, non ce ne sono più». Per Mansolillo occorre ora preoccuparsi di chi perde il posto, puntando alla ricollocazione interna. E riprendere politiche locali, con patti territoriali: «Mi chiedo che fine abbia fatto il Distretto dell’energia di Sesto. Quelle sono buone idee, che diventano vincolanti: un’azienda può dismettere ma favorisci l’arrivo di un’altra».