Bresso, via i profughi da qui. Accogliamoli a Milano nelle caserme dismesse

Il sindaco Vecchiarelli invoca la chiusura della tendopoli

L'ingresso del centro accoglienza

L'ingresso del centro accoglienza

Bresso (Milano), 27 agosto 2015 - "Non è pensabile un altro inverno lì dentro. La protesta di lunedì ha segnato una svolta". Lo dice con forza, strizzando l’occhio alla Città Metropolitana, Ugo Vecchiarelli, il sindaco Pd di Bresso, a tre giorni dalla protesta, che ha messo in ginocchio il traffico di Milano. Quella tensione, fino a ieri mai vista, che ha portato i profughi a scendere per strada per i permessi di soggiorno temporanei, non deve essere archiviata, ora che nel centro di via Clerici pare essere tornata la tranquillità. «Quello che è successo lunedì deve essere uno spartiacque. Da tempo chiediamo che si apra una riflessione sulla gestione di questi flussi di richiedenti asilo: non è più possibile continuare in questo modo». Con 24 tende aveva iniziato la sua attività la struttura, che è gestita dalla Croce Rossa e che si trova a due passi dal Parco Nord Milano. Poi a febbraio sono diventate 40 e a maggio sono ancora aumentate. Oggi si contano 50 tende, per una presenza che varia dalle 300 alle 320 persone. Anche se, a voler proprio stringersi, la capienza massima del polo arriva a 400 unità. "Già ai primi di agosto abbiamo avuto un incontro con la Prefettura, in cui abbiamo ribadito che si devono cercare altre soluzioni – spiega Vecchiarelli -. Già oggi la Croce Rossa ci ha fatto presente che è difficile mantenere e assicurare delle buone condizioni igieniche e sanitarie".

Lunedì un centinaio di migranti ha bloccato le auto su viale Fulvio Testi per chiedere documenti, ma anche per denunciare una situazione di precarietà: infiltrazioni d’acqua nella tendopoli, dopo le ultime piogge, cibo di scarsa qualità, materassi ammassati. "Incontrerò nuovamente la Prefettura perché si arrivi a superare questa situazione in vista del prossimo inverno", annuncia Vecchiarelli. Dove superare non significa rimodulare il centro, rivedendo il numero di ingressi, ma vuol dire proprio "chiuderlo e aprirne un altro". "Quando abbiamo dato la nostra disponibilità, questa struttura doveva essere temporanea e di smistamento. Ora sta diventando permanente e di accoglienza con persone qui anche da 6 mesi. Ha acquisito una nuova funzione e i flussi sono aumentati. Dobbiamo lavorare per superare l’emergenza". Bresso, come tutti i Comuni, da sola non ce la può fare. Peso insostenibile, che il tema passi quindi a un territorio più ampio. "Un vero centro di accoglienza potrebbe essere realizzato all’interno di una caserma dismessa. Ci sono tante strutture adeguate che potrebbero ospitare i profughi. Ovviamente non guardo a Milano come capoluogo, ma a tutta l’area della Città Metropolitana. Che si cerchino luoghi più attrezzati del nostro, perché non è pensabile un altro inverno a Bresso".