Strangolata e abbandonata nuda, Pizzocolo condannato all'ergastolo

Andrea Pizzocolo condannato all'ergastolo per l'omicidio di Lavinia Simona Aiolaiei, strangolata e poi stuprata cadavere nel settembre 2013. Il delitto fu ripreso da una telecamera installata dal ragioniere di Arese. Per lui un anno di isolamento e 235mila euro di risarcimento ai familiari

Pizzocolo al processo

Pizzocolo al processo

Arese, 27 marzo 2015 - Andrea Pizzocolo è stato condannato all' ergastolo per l'omicidio della escort di 18 anni Lavinia Simona Aiolaiei, strangolata nel settembre 2013 in un motel a Olgiate Olona (Varese) e abbandonata in un campo a San Martino in Strada. I giudici della Corte d'Assise di Busto Arsizio hanno anche riconosciuto un risarcimento complessivo di oltre 235 mila euro per i familiari della donna (la madre, la sorella, il fratellino di un anno e mezzo e la sorellina di 7 anni), parti civili nel processo. «È stata fatta giustizia», ha spiegato l'avvocato dei parenti. «Nella mia vita non sono mai stato un violento, chiedo perdono a tutti», queste le ultime parole del ragioniere di Arese prima che i magistrati si ritirassero in camera di consiglio per decidere il verdetto. 

Tiziana Bertoli, legale dei familiari di Lavinia, nelle scorse udienze aveva chiesto un risarcimento di circa due milioni di euro. «Questa sentenza non restituirà ai familiari la vita di Lavinia - ha proseguito - ma almeno farà sì che Pizzocolo non possa più fare del male». Nelle scorse udienze il pm di Busto Arsizio Raffaella Zappatini aveva chiesto la condanna all'ergastolo, con 18 mesi di isolamento diurno. Il collegio giudicante presieduto da Renata Peregallo, che ha escluso l'aggravante della crudeltà, oltre all' ergastolo ha disposto un anno di isolamento diurno e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici.

IL DELITTO - Dopo aver strangolato la escort romena con delle fascetta da elettricista nella stanza dell'hotel, Pizzocolo ha compiuto un vero e proprio stupro a più riprese della ragazza ormai morta. Scene che l'uomo ha ripreso con una telecamera installata nella stanzarealizzando un filmato. Poi ha abbandonato il cadavere della giovane in un campo a San Martino in Strada, in provincia di Lodi. La Squadra mobile di Lodi ha arrestato l'uomo, ragioniere residente ad Arese (Milano), il 7 settembre 2013, poche ore dopo il delitto. Nei suoi confronti il pm ha contestato l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà, di vilipendio di cadavere e anche di sequestro di persona e di lesioni ai danni di un'altra escort romena, che riuscì a salvarsi. Nelle scorse udienze il difensore di Pizzocolo, l'avvocato Vincenzo Lepre, si era opposto alla richiesta dell'ergastolo, sostenendo che l'uomo quando ha agito era parzialmente incapace di intendere e di volere. Il ragioniere ha raccontato che «non aveva intenzione» di uccidere la ragazza. Secondo la sua versione la escort sarebbe morta durante un gioco erotico portato involontariamente alle estreme conseguenze dal cliente, che era sotto effetto di sostanze stupefacenti.

"CHIEDO PERDONO" - «Nella mia vita non sono mai stato un violento, chiedo perdono a tutti». Andrea Pizzocoloil ragioniere di Arese accusato dell'omicidio della escort di 18 anni Lavinia Simona Aiolaiei, strangolata in un motel a Olgiate Olona (Varese) nel settembre del 2013 e abbandonata in un campo a San Martino in Strada nel Lodigiano, ha parlato in Aula prima che i giudici della Corte di Assise di Busto Arsizio si ritirassero in camera di consiglio per la sentenza. «Chiedo perdono a tutti, e anche alla famiglia di Lavinia - ha detto l'uomo -. Dal giorno del mio arresto continuo a pensare a questa cosa, di giorno e di notte. Durante questo processo mi hanno descritto in mille modi ma nella mia vita non sono mai stato violento». Pizzocolo ha raccontato di «non avere idea di cosa sia successo quel giorno», in quanto era sotto effetto di sostanze stupefacenti. «Dopo il mio arresto - ha concluso - mi è venuta la nausea per il sesso e per le droghe». Nelle scorse udienze il pm di Busto Arsizio Raffaella Zappatini aveva chiesto una condanna all'ergastolo per l'uomo.