Pogliano, uccise la madre malata: ora è libera. "Non temo i pregiudizi della gente"

Mariangela Ginetti torna a casa scontati i nove anni di carcere

L’omicidio sconvolse Pogliano Milanese

L’omicidio sconvolse Pogliano Milanese

Pogliano Milanese (Milano), 19 gennaio 2018 - Quel giorno, il 17 novembre 2008, preferisce non ricordarlo: "Ho fatto fatica a parlarne anche con lo psicologo", ammette. Accudiva la mamma ammalata e immobilizzata a letto da sei anni a causa di un ictus e il fratello con problemi di deambulazione: "Avevo cercato una sistemazione per mia mamma, avevano anche trovato un posto alla Fondazione Ferrario di Vanzago, ma lei non ci voleva andare, piangeva ogni volta che gli prospettavo una casa di riposo". Faceva ogni cosa con amore e dedizione, quotidianamente. Poi fu assalita dallo sconforto e dalla stanchezza e uccise la mamma, Virginia Selmi di 83 anni, soffocandola con un sacchetto di plastica.

Un omicidio che sconvolse la vita del Comune di settemila anime. Oggi, Mariangela Ginetti, 67enne Pogliano Milanese, ha finito di scontare la sua pena nel carcere di San Vittore a Milano, 11 anni e quattro mesi con una riduzione per buona condotta, ed è una donna libera. Custodisce il foglio della scarcerazione tra i documenti più importanti e da qualche giorno è tornata in paese dove riprenderà la sua vita incurante di quello che la gente potrebbe dire. "Sono sincera, non ho paura del giudizio della gente. Ho sbagliato, non ho voluto farmi passare per pazza e non ho chiesto sconti di pena. Ora sono libera e torno nella mia casa - racconta Mariangela con gli occhi gonfi di lacrime -, ho ammesso le mie responsabilità, ho fatto una cosa grave che non andava fatta. Detto questo non vedo il motivo per cui dovrei temere i commenti della gente". L’incontro nell’ufficio del sindaco, Vincenzo Magistrelli, che in questi anni è andato spesso a trovarla in carcere. Racconta gli anni in cella, dai primi mesi sorvegliata a vista perché aveva tentato il suicidio all’esperienza come volontaria nella sacrestia, nella serra, in biblioteca e infine nella sartoria.

"Quando sono arrivata in carcere ho fatto tre mesi in infermeria con un agente che controllava, giorno e notte, avevo paura all’idea di andare in cella - racconta -, poi è arrivato il momento del trasferimento, alcuni incontri mi hanno aiutato a vivere la detenzione in modo diverso, a stare meglio". Mariangela ha fatto di tutto per riempire le giornate, dalle lezioni di yoga al corso di teatro e oggi fa parte della Compagnia Teatrale del carcere e della redazione del giornalino interno alla Libera Scuola di Cucina. Lo scorso 28 dicembre per la donna si è aperta la porta del carcere e così ha ripreso a riassaporare la libertà: "Ora sono ospite nell’alloggio di una parrocchia di Milano, sto sistemando il mio appartamento di Pogliano che è rimasto chiuso per tutti questi anni e riprenderò a vivere qui, anche se voglio continuare a far parte della compagnia teatrale del carcere e fare attività di volontariato per non abbandonare le persone che ho conosciuto in cella e che mi sono state vicine".