Paul Kalkbrenner all'I-Days Festival di Monza: "Il mio mito? È Morricone"

Parla Paul Kalkbrenner a Monza per l' I-Day festival venerdì otto luglio

Paul Kalkbrenner sarà a Monza  con la sua musica tecno venerdì prossimo

Paul Kalkbrenner sarà a Monza con la sua musica tecno venerdì prossimo

Monza, 5 luglio 2016 - Che ci fa nel cartellone dell’I-Days Festival un dj tedesco in mezzo al post rock islandese di un gruppo come i Sigur Rós e l’alternative dei Suede? Semplicemente il fatto che Paul Kalkbrenner dal vivo “suona” la sua musica per davvero, arredandola ogni volta con idee nuove e sorprendenti. Se troppi colleghi di console in scena si limitano ad inserire una chiavetta usb e a pigiare il tasto play sul computer, lui appartiene ad un’altra razza. A quella degli alchimisti elettrici che prendono le distanze dall’EDM per ribadire che la loro è sempre la stessa buona, vecchia, techno che nella Berlino della riunificazione faceva ballare le creature della notte sulla pista di locali.

“Credo che tutta l’attenzione polarizzata dall’Edm (Electronic Dance Music - ndr) sia servita a promuovere meglio la musica elettronica, soprattutto oltre oceano, ma io non amo troppo essere accostato agli specialisti di quel genere - premette lui all’altro capo del filo, nell’attesa di scendere in pista venerdì prossimo all’Autodromo di Monza - Amo i grandi spazi, anche se in certe situazioni non posso certo suonare per i miei fans quasi tre ore di filato come avviene nelle arene; per questo nel mio set lombardo sarò costretto a fare di necessità virtù inventandomi un concentrato di Paul Kalkbrenner”.

Nel programma di questa prima edizione dell’I-Days Festival, il dee-jay teutonico è protagonista della prima giornata, quella dell’8 luglio, appunto, assieme ai Bloc Party, a Jake Bugg, a Jasmine Thompson e al nostro Michele Bravi. Il 9 sarà invece la volta di Sigur Rós, Stereophonics, Shura, Låpsley, Honne, Formation e Sophie, mentre il 10 dei Biffy Clyro, degli Suede e dei Public Access T.V.

Paul, perché nel suo ultimo album “7” ha voluto campionare canzoni di Luther Vandross, dei Jefferson Airplane e dei D-Train? «Ai tempi della trattativa con la Sony per la stipula di un nuovo contratto discografico mi trovavo al lavoro sull’album già da un anno. Fra le proposte sul tavolo i dirigenti misero pure l’opportunità di diventare il primo artista ad avere accesso ai master dell’archivio Sony e Columbia. Lo considerai un grande onore e un’opportunità che sarebbe stato assurdo lasciarsi scappare. Così in 7 ho usato le voci di D-Train (‘Cloud rider’), dei Jefferson Airplane (Feed Your Head) e di Luther Vandross. Ero già contento del lavoro fatto, ma quei “sampler” l’hanno reso ancora migliore».

Grace Slick, Luther Vandross… ci sono altri musicisti che la ispirano? «Hum… in qualsiasi cosa faccia non posso prescindere dai tre che mi hanno influenzato di più. Innanzitutto il Mike Oldfield di ‘QE2’. Avevo nove anni quando scoprii dalle note di copertina del disco che Mike aveva suonato e registrato da solo ogni singolo strumento di quel lavoro e che quindi non occorreva necessariamente una band per produrre grande musica».

E poi? «A quattordici anni arrivò poi l’infatuazione per Isao Tomita e il suo ‘Pictures of an exhibition’. Sul retro dell’album c’era una foto del compositore nipponico di fronte a un enorme rack di sintetizzatori. Pure lui aveva fatto tutto in prima persona e il principio, nel tempo, mi ha spinto a seguire il suo esempio. Terzo, ma non certo ultimo, dei miei riferimenti: Ennio Morricone. Un uomo che ha composto così tante grandi canzoni e così tante colonne sonore leggendarie da non ricordarsele tutte nemmeno lui. Il Maestro per eccellenza della musica mondiale».

Suo fratello Fritz fa il dj e sua moglie Simina pure. Si sente il capostipite di una “Dinasty” di Ministri del Suono? «Io sono un musicista techno, Fritz è produttore e cantante, mentre Simina è sia dee jay che produttrice. Siamo tutti molto curiosi di vedere che strada prenderà nostra figlia Isabella Amelie. Anche se, ad essere onesti, non ho avuto in mente certi parametri nel pianificare la mia vita».

L’arrivo della sua piccola, lo scorso anno, le ha cambiato la vita? «Un figlio credo cambi la vita a chiunque. Crescono le responsabilità. Il lieto evento ha rappresentato anche il motivo per cui il tour a sostegno di ‘7’ è partito solo a fine autunno».

Com’è il menage con una moglie-dj, come la rumena Simina Grigoriu? «Beh, c’è una forte comprensione reciproca che supera il bisogno di spiegare il come o il perché di quel che facciamo. Abbiamo una casa molto grande, dove ognuno può lavorare sulla musica che vuole. Per stare con la bimba, il più delle volte andiamo in tour in tempi diversi. Basta organizzarsi».