Il Milan crolla 3-0 a Verona: una disfatta che mette a nudo i limiti di molti giocatori

Squadra sempre accontentata: cacciati Marra e Montella, moduli cambiati. Gli alibi sono esauriti

Suso

Suso

Milano, 18 dicembre 2017 - Il passo del gambero. Per ogni balzo in avanti il Milan ne fa tre indietro. Tre come gli inusitati gol che prende a Verona, penultima forza e fino a 24 ore fa quart’ultimo attacco del campionato. Verona è stata fatale per grandi Milan che puntavano allo scudetto, oggi fatale al Milan è il proprio quel glorioso passato sepolto sotto strati di macerie: il non riuscire, nemmeno con la guida del più milanista tra i milanisti e di chi ha fatto della completa devozione l’unico trampolino per diventare unico nel suo genere, a riabbracciare quei valori angolari per successi anche minimi.

Nessuno nella società rossonera ha la pretesa dello scudetto (le velleità Champions non sono mai state nascoste, oggi sono solo utopiche) ma nemmeno la voglia di trasformare ogni partita in una seduta psicanalitica, con lettino in pelle e il test di Rorschach. Il ripulisti della catena di comando - il preparatore Marra, il tecnico Montella e le critiche in seno al ds Mirabelli - non ha prodotto il miracolo sperato e ora diventa obbligatorio mettere i giocatori di fronte allo specchio per un bell’esame di coscienza. Se finora infatti lo scarico di responsabilità ha toccato con durezza scientifica la gestione sportiva appunto, sul banco degli imputati adesso deve salire la rosa, chi scende in campo con lo spirito con cui si affronta una giornata a pesca di aringhe. I giocatori hanno criticato la preparazione e lo staff è cambiato; hanno criticato le modalità con cui Montella è passato alla difesa a tre e la produttività del nuovo modulo e Gattuso ha avuto l’umiltà di tornare al passato dopo una riunione con i senatori; i giocatori hanno avuto tutto quello che hanno chiesto, con toni fin troppo delicati, e ora devono rendersi conto di essere arrivati al fondo del barile.

Che, al Milan come in ogni altra grande squadra al mondo, non sono accettabili cali di concentrazione come marcature che saltano sui calci d’angolo. Che è inaccettabile, alMilan come in Terza Categoria, continuare a non reagire agli schiaffi, bullizzati da se stessi. La squadra vive in un perenne stato di ansia: quando passa in vantaggio (col Bologna sul 2-1 ha fatto tutto per concedere il pari), quando va sotto ed è incapace di rimontare (sotto in campionato, ha sempre perso). Una psicosi che non dipende dagli obiettivi, ora che il campionato è compromesso e da giocare senza più pressione. La dirigenza continua a proteggere i giocatori all’esterno ma la pazienza

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