Maldini non tornerà al Milan: rifiuta il ruolo di direttore tecnico

Sogno svanito: non ho mai chiesto ruolo 'alla Galliani' nel Milan. Ma "non avrei mai accettato per essere utilizzato come “la semplice bandiera”"

Paolo Maldini (Newpress)

Paolo Maldini (Newpress)

Milano, 11 ottobre 2016 - E' un "sogno svanito" il ritorno di Paolo Maldini come direttore tecnico, proposto dai cinesi futuri nuovi proprietari del Milan. Il diretto interessato ha rifiutato l'incarico e spiega le motivazioni con un lungo post su Facebook sottolineando di non aver "mai chiesto un ruolo 'alla Galliani'" e parlando di "sogno svanito". "Avrei dovuto condividere qualsiasi progetto, acquisto o cessione di calciatore con il mio parigrado ds - ha scritto -. A mia precisa domanda su cosa sarebbe successo in caso di disaccordo, mi è stato detto dal sig. Fassone che avrebbe deciso lui. Detto questo, non credo ci fossero le premesse per un team vincente".

LA REPLICA - "Siamo dispiaciuti della decisione di Paolo Maldini in merito alla nostra proposta - è la replica di Sino Europe Sports, capofila della cordata cinese -, poiché crediamo fermamente che presto si renderà conto di quanto il nostro progetto per AC Milan sia vincente. Per quanto concerne le voci relative al futuro Consiglio di amministrazione di AC Milan, SES intende chiarire che la questione non è al momento all'ordine del giorno - si legge ancora nel comunicato -. La priorità per SES è ora il closing dell'acquisizione di AC Milan».

IL POST DI MALDINI - “Il Milan è sempre stato per me un affare di cuore e passione, la mia storia, quella di mio padre e quella dei miei figli lo dimostrano e nessuno potrà cancellare questo nostro legame con i colori rossoneri. Proprio questo forte legame mi impone di essere attento, preciso e professionale nell’accettare l’incarico che mi è stato offerto". Maldini ammette di aver sentito l'emozione della proposta per "partire a testa bassa nella nuova avventura. Invece no, non posso, devo rispettare i valori che mi hanno accompagnato durante tutta la mia vita", i tifosi  "il Milan e me stesso".

"Vorrei chiarire alcuni concetti", aggiunge la bandiera rossonera che dribbla l'aspetto economico della vicenda, ricordando "l’importanza che io e la mia famiglia abbiamo dato al senso di appartenenza al Milan: la retribuzione è sempre stata una conseguenza dell’accordo, mai la causa". Poi, l'affondo nel merito: "Non ho avanzato richieste economiche, ho ribadito fin dal primo incontro che la definizione del ruolo fosse la chiave basilare di una possibile collaborazione. Come potrei quantificare una proposta quando non sono stabilite con chiarezza le responsabilità? Ho fatto presente che avrei dato tutto me stesso per un progetto serio che mi avesse visto in un ruolo importante, che non avrei mai accettato per essere utilizzato come “la semplice bandiera”. Lo ribadisco: il Milan per me è una scelta di cuore. Non ho mai chiesto un ruolo “alla Galliani”, ovvero di Amministratore Delegato con pieni poteri. So quali sono le mie virtù, ma conosco ancora meglio i miei limiti; l’area di mia competenza deve essere quella sportiva.

"Mi è stato proposto il ruolo di Direttore Tecnico, prima di me è stato ingaggiato un Direttore Sportivo di fiducia dell’Amministratore Delegato, quindi, secondo l’organigramma societario che mi è stato presentato, avrei dovuto condividere qualsiasi progetto, acquisto o cessione di calciatore con il mio parigrado DS. A mia precisa domanda su cosa sarebbe successo in caso di disaccordo, mi è stato detto dal Sig. Fassone che avrebbe deciso lui. Detto questo, non credo ci fossero le premesse per un team vincente. Io ho fatto parte di squadre che hanno fatto la storia del calcio e so che per arrivare a quei risultati ci deve essere una grandissima sinergia tra tutte le componenti societarie, investimenti importanti e ruoli ben definiti. Le ultime stagioni del Milan con il doppio Amministratore Delegato e ruoli sovrapposti dovrebbero essere d’insegnamento. Naturalmente mi sarei dovuto prendere, agli occhi dei tifosi, della stampa e della proprietà, tutta la responsabilità della parte sportiva, con la possibilità di essere escluso da ogni potere esecutivo. Non ho mai chiesto di avere un contatto diretto con la proprietà per bypassare l’Amministratore Delegato; ho espresso la volontà di sentire dal Sig. David Han Li, Direttore Esecutivo della Sino Europe Sports, che ho incontrato solo per pochi minuti, cosa si aspettassero da me; avrei voluto ascoltare dalla sua voce quali obiettivi si fossero prefissati e quali investimenti avessero intenzione di fare. Credo che questa sia una richiesta seria che ogni professionista abbia diritto di formulare al proprio datore di lavoro, specialmente quando si ha alle spalle un passato come il mio con il club, fatto di appartenenza e di credibilità".

In conclusione, l'ex numero 3 spiega: "Rimane l’amarezza di questi giorni per un sogno che è svanito e rimangono le polemiche strumentali che non mi hanno certo fatto piacere. Io difendo il diritto delle persone a capo di Società importanti come il Milan di poter scegliere i propri collaboratori in base ai criteri a loro più idonei, anch’io farei la stessa cosa nella loro posizione, ma ribadisco anche che i miei valori e la mia indipendenza di pensiero saranno per me sempre più importanti di qualsiasi impiego”.

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