"Via dalle tavole italiane il riso cambogiano. È un concorrente sleale" - FOTO

Protestano i produttori: già chiuse 360 aziende di Luca Zorloni

Mondine in una risaia

Mondine in una risaia

Milano, 11 luglio 2014 - Ieri la prefettura, oggi la Regione. Va avanti la protesta della Coldiretti contro le importazioni selvagge di riso dall’Estremo Oriente. Questa mattina il presidente lombardo dell’associazione, Ettore Prandini, porterà il suo dossier sulla crisi della risicoltura italiana sulla scrivania del governatore Roberto Maroni e dell’assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Fava. Nel frattempo, in via Melchiorre Gioia, all’ombra del grattacielo della Regione, risuoneranno gli slogan di protesta degli stessi produttori che insieme alle mondine distribuiranno pacchetti di riso prima di consegnare il documento nel quale si chiede al governo di battere i pugni in Europa per bloccare le speculazioni, avvantaggiate dal fatto che il riso importato da Cambogia e Vietnam non deve sottostare a daziAnaloghe manifestazioni sono previste anche in altre città, tra cui Torino e Bologna.

Ieri si è già mosso il prefetto di Milano, Francesco Paolo Tronca, che in mattinata aveva ricevuto una delegazione della Coldiretti Lombardia, guidata dal presidente dell’area di Milano, Monza e Lodi, Alessandro Ubiali. Secondo i dati dell’associazione di categoria, nel primo trimestre del 2014 il riso importato dalla Cambogia, qualità indica, è aumentato del 360%, un boom spinto, come già accennato, dall’assenza di dazi in ingresso in Europa. «In media, oggi si vende a 21 euro al quintale», spiega Ubiali. Un prezzo insostenibile per i produttori italiani (l’indica occupa il 40 per cento circa della superficie a riso in Italia), passato in pochi anni «da 30 a 21 euro al quintale». 

La crisi è nei numeri: dal 2010 a oggi la Lombardia, che contribuisce al 40% della produzione di riso nazionale, che a sua volta è prima in Europa, ha perso 360 aziende a 20mila ettari di risaie dal 2010 a oggi. A soffrire maggiormente è stato il Lodigiano dove le superfici si sono dimezzate passando da 2.248,92 a 1.088,96 ettari. Nel Milanese il calo ha superato il 22% (da 14.865,81 a 11.529,26), a Mantova si è scesi da 1.529,41 a 904,5 ettari (-40,9%), mentre a Pavia si sono persi quasi 15 mila ettari passando da 88.539,18 a 73.870,1 pari a un calo del 16,6%.

Matteo Berneri, titolare dell’omonima società agricola, con terreni tra le province di Milano, Lodi e Vercelli, nel cosiddetto triangolo d’oro del riso italiano, è uno di quei produttori che ha subito la concorrenza sleale delle speculazioni sull’import. «Avevo 450 ettari a riso – racconta – ora li ho ridotti a trenta». «Faccio anche parte della Consulta risi – aggiunge Berneri –. Il problema dei prodotti importati non è la qualità, che è medio-alta. Il problema è che i grandi gruppi commerciali acquistano un prodotto elevato a prezzi bassi, eliminando così la concorrenza». Per questo, la richiesta alla Ue è una sola: frenare subito l’import selvaggio.