Albero della vita in piazzale Loreto, i costruttori dicono no

Giancarlo Turati, coordinatore del consorzio di imprese che ha costruito l’opera, prende le distanze dal progetto di traslocare il simbolo dell’Expo in uno degli snodi più affollati della città. Questioni di ingegneria e di costi di Luca Zorloni

Albero della vita, rendering a piazzale Loreto

Milano, 18 agosto 2015 - «Escludo che piazzale Loreto sia un’opzione percorribile per l’Albero della vita». Giancarlo Turati, coordinatore del consorzio di imprese che ha costruito l’opera, Orgoglio Brescia, prende le distanze dal progetto che sta dividendo i milanesi e che ha raccolto oltre 1.500 sostenitori in una petizione su internet: traslocare il simbolo dell’Expo in uno degli snodi più affollati della città. Questioni di ingegneria e di costi, spiega l’industriale. Partiamo dalle prime.

«L’Albero pesa 300 tonnellate – osserva Turati –, bisognerebbe adattare piazzale Loreto per predisporre la base su cui ospitarlo. Significa bloccare la piazza per un mese, sia sopra sia sotto, dove passano due linee della metropolitana. La vedo complessa». Anche le spese di trasferimento sono una variabile determinante. Smontare l’Albero della vita così com’è adesso in Expo, precisa il manager, «costa 500mila euro». Se si decidesse però di alleggerire la struttura proprio per facilitare la fase di ricostruzione, il conto finale salirebbe, poiché andrebbero incluse anche le parcelle dei tecnici che ri-progettano l’installazione. Infine, c’è la voce «effetti speciali».

L’Albero della vita è l’opera più fotografata e filmata di Expo per via del suo spettacolo di luci e suoni. Tuttavia l’allestimento scenico non è stato affidato al consorzio Orgoglio Brescia, che ha sponsorizzato la costruzione con tre milioni di euro (sugli otto complessivi di costo dell’opera), ma a un raggruppamento di imprese guidato dall’aquilana Agorà, che a sua volta ha noleggiato gli strumenti. Di conseguenza, l’Albero arriverebbe a destinazione senza il contorno di luci, laser, suoni e fontane che lo caratterizza. «Noi abbiamo immaginato un sistema di illuminazione decoroso – spiega Turati –, siamo in grado di realizzarlo». Tuttavia, si tratta di altri costi. A cui aggiungere la manutenzione.

Le incognite non finiscono qui. Innanzitutto, bisogna tenere conto dell’opzione di riacquisto che Padiglione Italia ha messo nero su bianco con Orgoglio Brescia. Di fatto la cordata di 19 imprese, compresa l’Associazione degli industriali bresciani, può esercitare una prelazione sulla torre di 35 metri in legno e acciaio che domina Expo, tanto che la Leonessa si era già candidata come futura destinazione. Inoltre bisogna tracciare quanto prima una tabella di marcia del dopo-Expo, indicando per quanto tempo l’Albero resterà dentro il recinto di Rho-Pero compatibilmente con il programma di riqualificazione messo a punto da Arexpo (la società proprietaria dei terreni) e quanto ci si impiegherà a trasferirlo. «A settembre bisogna cominciare a parlarne – scandisce Turati –. Se le ipotesi sono serie, conviene muoversi». Infine conta la volontà politica. Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, è stato cauto sul trasloco in piazzale Loreto: «L’Albero della vita è un’opera fatta da privati, quindi dovranno essere loro a valutare se darlo alla città o a qualcun altro, o tenerlo per altre manifestazioni universali». La partita è aperta.