di Agnese Pini

Milano, 21 luglio 2013 - Proviamo a rimettere insieme i pezzi del puzzle. Nicoletta Figini, 55 anni, morta ammazzata la notte fra giovedì e venerdì. Del suo passato, più o meno recente, le indagini stanno mettendo in luce aspetti finora inimmaginabili per chi con lei condivideva la quotidianità del quartiere in cui abitava da una quindicina d’anni. Via Ramazzini, civico 4. E si fa largo il sospetto che i motivi del suo assassinio siano da ricercare proprio in qualche particolare sfuggito a un’esistenza apparentemente impeccabile. Noi abbiamo provato a ricostruire le sue ultime 24 ore. Ecco che cosa ha fatto, dove è andata, chi ha visto Nicoletta Figini giovedì 18 luglio.

LA MATTINA
In genere Nicoletta esce di casa intorno alle 8,30. Prima di andare al lavoro nel suo negozio di telefonia in piazza Otto Novembre — «Le Technomanie di Gian Paolo & C», che dalla fine di maggio 2011 gestisce insieme a un socio — percorre via Ramazzini fino in piazzale Lavater, per una puntatina all’edicola. Ma giovedì la Figini interrompe la routine. Non va all’edicola, né tanto meno apre il negozio. Che, del resto, ha le saracinesche abbassate da qualche giorno.

Sì, perché la donna ha già deciso di lasciare l’attività, non solo: ne ha aperta un’altra in via Bergamini, in zona Statale. Dopo un periodo in cui i rapporti col socio si erano fatti sempre più tesi e anche gli affari non andavano a gonfie vele — pare che i due facessero fatica a restare in pari con affitto e bollette del locale — la donna aveva trovato tre amici già titolari di un centro di telefonia a Cinisello Balsamo con cui iniziare questa nuova avventura imprenditoriale. Nicoletta, quindi, non esce di casa se non in tarda mattina. Viene vista nel quartiere intorno alle 12.

IL POMERIGGIO
Dopo le 14 la Figini arriva in via Bergamini, dove apre la saracinesce della sua nuova attività. Lo testimoniano i numerosi commercianti della zona. Tutti la notano perché sanno che la signora bionda, distinta, sarà la nuova titolare della Telefonia Bergamini, al civico 15: poco più di una stanza, in realtà. «Piacere, mi chiamo Nicoletta. Cominceremo a pieno ritmo a settembre, per adesso apriremo solo un paio di ore al giorno», dice lei, che si presenta a tutti, cordiale e sorridente.

E lascia ai colleghi anche dei volantini pubblicitari. La donna passa nel negozio la maggior parte del pomeriggio. Il dettaglio strano, a proposito di questa nuova attività, è il fatto che Nicoletta non ne fa parola con nessuno: se più volte si era sfogata con conoscenti e amici circa il suo desiderio di lasciare il vecchio socio e il vecchio negozio, non aveva però mai accennato al suo progetto già così ben avviato. Anzi, già più che concreto. Perché?

IL BUCO
Dalle 18 circa alle 22,30 di giovedì, si perdono le tracce della Figini. Alle 18 la donna lascia via Bergamini. Alle 22,30 viene vista per l’ultima volta viva, mentre fa rientro a casa, in via Ramazzini. 

LA MORTE
L’ora del decesso va ricercata fra le 22,30 e le 9, quando viene scoperto il corpo. Stando alle indagini ci sono alcuni punti fermi: per esempio il fatto che il suo o i suoi killer siano entrati calandosi nel terrazzino che dà sulla cucina del suo appartamento attraverso una fune fissata al palo di un’antenna sul tetto. Siamo riusciti a fotografare la grata della finestrella forzata dall’assassino per arrivare al tetto del palazzo. Al settimo piano, c’è solo un altro appartamento oltre a quello della Figini.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i killer sono quindi riusciti a entrare nel cortile del palazzo senza forzare la serratura del cancello (avevano le chiavi?, qualcuno li ha fatti entrare?, hanno scavalcato l’alta inferriata?). Poi si sono introdotti nel palazzo, hanno preso l’ascensore fino al settimo piano. Da qui hanno risalito un’altra ventina di scalini fino al pianerottolo in cui c’è la porticina del tetto protetta da una grata, che hanno rotto con un tronchese. Con qualche inevitabile quanto sorprendente contorsione sono arrivati al tetto, hanno fissato la fune all’antenna e si sono calati sul terrazzo, tagliando la tapparella della cucina. Il tutto, senza che nessuno sentisse nulla. Nicoletta doveva essere già a dormire, visto che quando è stata ritrovata aveva indosso la camicia da notte. Eppure la televisione era accesa, l’aria condizionata pure, non solo nella camera da letto, ma in tutta la casa. E i dettagli, ancora una volta, non tornano.

agnese.pini@ilgiorno.net