Lunedì 29 Aprile 2024

Expo, Albero della vita: vince Agorà, un lungo sodalizio con Balich

Dalle Olimpiadi alla Fiat 500, il vincitore dell'appalto, l'azienda Agorà, ha collaborato con la Bws e la Filmmaster, entrambe legate all'ideatore dell'installazione del Padiglione Italia

Il rendering del progetto dell’Albero della vita (Newpress)

Il rendering del progetto dell’Albero della vita (Newpress)

Milano, 28 gennaio 2015 - Sono passate tre ore da quando la commissione di Expo spa ha aperto le due buste con le offerte per la gara degli effetti speciali dell’Albero della vita. Il commissario unico, Giuseppe Sala, è al Pirellone, ha appena letto che delle due concorrenti – il raggruppamento di imprese guidato dall’aquilana Agorà e la cinese Hanzhou Panasign – la seconda è stata automaticamente esclusa e di conseguenza l’appalto da 3,9 milioni di euro va, provvisoriamente, alla prima. «I miei uomini stanno guardando le carte, nel frattempo le manderemo al dottor Cantone per l’aggiudicazione – commenta Sala –. La società, a quel che mi risulta, ha già fatto operazioni del genere di livello ed è sicuramente solida».

Agorà, fondata nel 1990, vanta un pedigree nel campo delle macchine sceniche per concerti, musical e, in generale, grandi eventi. Ha lavorato, ad esempio, alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Torino del 2006 e a quelle di Sochi dello scorso anno, al lancio della Fiat 500 a Torino, all’apertura della Donbass Arena e al 75esimo anniversario dello Shakhtar, a Donetsk in Ucraina. Un ricco curriculum, che si interseca con quello della Bws di Marco Balich. Direttore artistico di tutti questi eventi, nonché di Padiglione Italia. E ideatore dell’Albero. E dove non c’è Bws, c’è la Filmmaster, di cui Balich è stato presidente del cda fino a novembre 2013.

Non sono estranei, Agorà e il «papà» dell’Albero, che il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, aveva escluso dai giochi, dopo aver scoperto che non aveva ceduto l’opera da otto milioni di euro gratis, ma dietro pagamento di due milioni di euro attraverso uno sponsor, Coldiretti. Tanto che nel disciplinare di gara per gli effetti speciali è precisato che la partecipazione è preclusa «ai soggetti» che «anche in virtù di vincoli sociali o para sociali» abbiano «contribuito» o «coadiuvato» la Bws «nella stesura degli elaborati progettuali e comunque nella documentazione tecnica», oltre che a società controllate o partecipate. Secondo gli esperti del Politecnico di Milano, autori del bando, sul mercato ci sono almeno otto società che avevano le carte in regola per partecipare. Tuttavia si sono presentate in due, di cui una, la cinese, non aveva diritto. Resta così in gioco solo il team di Agorà, che ora passa all’esame di Cantone.

In realtà, ci sarebbe potuto essere anche un terzo concorrente. «Il Giorno» è stato contattato da un imprenditore del settore dell’illuminazione scenografica, vincitore di appalti internazionali, che ha chiesto di rimanere anonimo ma ha spiegato perché ha rinunciato: «Non ci sono le condizioni». Facciamo un passo indietro. La gara comprende il noleggio dei macchinari, l’installazione e la manutenzione, e viene aggiudicata al massimo ribasso. L’affitto degli effetti speciali è la fetta principale della spesa: 2,85 milioni di euro. Secondo l’imprenditore i costi sono stati sottostimati, soprattutto perché molti degli allestimenti sono pensati su misura, dal simbolo gonfiabile di Padiglione Italia a foglie e fiori motorizzati che si schiudono sul tronco, da realizzare, collaudare e mettere in produzione in 90 giorni. All’imprenditore non torna che per alcuni macchinari siano specificati modelli e casa produttrice, come per i fari della bergamasca Clay Paky, senza accettare similari, pur non essendo «unici».

Inoltre, quando Expo elenca i requisiti dell’addetto al sistema di controllo precisa che questi «preferibilmente dovrebbe aver avuto almeno una precedente collaborazione come operatore con una società del livello dello studio Act Lighting design del lighting designer Koert Vermeulen», ossia il creativo che ha collaborato con Balich nell’ideare lo spettacolo. Tuttavia, l’indicazione è troppo specifica: anche Cantone aveva chiesto di cancellarla. L’imprenditore aggiunge che, rispetto ai giochi d’acqua, un’azienda da lui contattata e che già opera sul sito di Rho avrebbe osservato che «ci sono incompatibilità di cantiere» con le richieste del capitolato. I rischi? O tempi più lunghi del previsto, sforando la scadenza del primo maggio, o extracosti. «E tutti i ritardi – conclude l’imprenditore – si scaricheranno sull’ultimo staffettista».

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