Tre minorenni arrestati a Vimodrone. Don Burgio: "Hanno bisogno di aiuto"

Sono stati prelevati nella comunità Kayros per aver violato regole di vigilanza, ma alle dspalle hanno violenze e un passato difficile

Don Claudio Burgio, responsabile della comunità Kayros

Don Claudio Burgio, responsabile della comunità Kayros

Vimodrone (Milano), 17 novembre 2017 - La cronaca racconta di due ragazzi del Gambia, appena 17enni, e di un egiziano che da poco ne ha compiuti 18 di anni, prelevati dai carabinieri nella comunità Kayros di Vimodrone e portati al carcere minorile Beccaria per un inasprimento della pena. Ma dietro alla loro storia, già densa di reati e di episodi di mancato rispetto delle regole, si cela una vicenda ancora più grande. Un enorme vuoto delle istituzioni, verso le centinaia di minori stranieri che negli ultimi anni stanno approdando nel nostro Paese, provenendo da nazioni in guerra e da situazioni di violenza a noi sconosciute.

Sebbene il motivo ufficiale dell’«inasprimento di pena» per i tre ragazzi di Vimodrone sia legato alla violazione delle regole di vigilanza imposte dal Tribunale dei Minori, il problema di questi tre adolescenti varca i confini della mancata integrazione, ma soprattutto della mancata assistenza nell’affrontare una condizione sociale e psicologica divenuta patologica. «In molti casi – racconta don Claudio Burgio, fondatore della comunità Kayros - Si tratta di ragazzi che non sono delinquenti, ma hanno bisogno di un’assistenza psichiatrica per provare ad affrontare e superare un vissuto difficilissimo che li insegue fin da quando sono bambini. Parliamo di ragazzi fuggiti dalla guerra, che magari hanno visto uccidere i loro genitori e hanno vissuto in condizioni estreme. A volte sono più pericolosi per loro stessi che per gli altri».

Alle storie di furti e rapine si mescolano dipendenze a psicofarmaci e droghe dei «poveri», che raccattano nei luoghi frequentati da emarginati. Situazioni che segnerebbero chiunque e che don Burgio definisce patologie «etnopsichiatriche». Il problema è che in Lombardia non esiste una struttura psichiatrica in grado di offrire assistenza ai minorenni.

Per questo troppo spesso vengono rimbalzati tra comunità di prima accoglienza, anche ben preparate come la Kayros, e carceri minorili. Senza però riuscire ad affrontare la radice del loro problema che si annida nel profondo di esistenze a cui è stata strappata l’infanzia e sono stati negati dei punti di riferimento capaci di aiutarli a crescere.