Sisma, ricostruzione: "Aziende, case e centri storici. Così curiamo ferite di 4 anni fa"

Il commissario: a buon punto con la ricostruzione nel Mantovano

Anna Lisa Baroni

Anna Lisa Baroni

LE NOTTI INSONNI dei terremotati del Centro Italia fanno scorrere un brivido lungo la schiena agli abitanti del centri colpiti dal sisma di quattro anni fa nel Sud della Lombardia e nella Bassa Emiliana. Le due forti scosse del 20 e del 29 maggio 2012 hanno provocato gravi danni a Mantova e in una quarantina di centri a sud del capoluogo. Quelle ferite non sono ancora state rimarginate ma si lavora per farlo. Della ricostruzione lombarda si occupa Anna Lisa Baroni, avvocato e consigliera mantovana in Regione, eletta nelle fila di Fi-Pdl, nominata commissario del dopo-sisma nel gennaio 2015 dal governatore Maroni.

Mantova, 28 ottobre 2016 - Commissario Baroni, il nuovo terremoto in centro Italia si avverte anche nel Mantovano. E non tanto in senso fisico, ma perché risveglia vecchie e nuove preoccupazioni. Possiamo innanzitutto dire come sta andando la ricostruzione lombarda? «A quattro anni dal sisma sono state completate le pratiche per l’85% delle abitazioni parzialmente danneggiate e per la metà di quelle distrutte. Sul piano delle imprese, siamo più avanti: l’88% delle domande di risarcimento ha visto concludersi l’istruttoria, solo il 10 per cento l’attende ancora. Il lavoro da fare ora si sta concentrando su edifici pubblici e centri storici». Si parla molto di costi del dopo-terremoto: quali sono in Lombardia? «Per il momento lo stanziamento è di 850 milioni di euro da parte dello Stato, ai quali vanno aggiunti 120-130 milioni di euro della Regione, 30 dei quali destinati soltanto alla realizzazione di un’opera strategica come il ponte di San Benedetto Po». Serviranno altre risorse, secondo il suo Commissariato? «A maggio, nel quarto anniversario del sisma, abbiamo compiuto alcune stime riguardanti gli interventi sul patrimonio pubblico, i palazzi municipali, ad esempio, che a Moglia e a Quistello sono stati devastati, e la rigenerazione dei centri storici, ma è difficile una quantificazione precisa. La forbice, secondo la Regione, varierà tra i 90 e i 150 milioni di euro». Il tema dei danni da terremoto divide l’Italia dalla Commissione europea. L’Ue ci riconosce solo quelli del sisma di agosto (600 milioni), il governo vorrebbe includere nella manovra economica tutto il piano nazionale per la prevenzione antisismica, che vale 3 miliardi e 400 milioni. Chi ha ragione? «È necessario avere maggiori dati tecnici per rispondere compiutamente. Di certo però con Bruxelles si dovrà arrivare a un punto d’equilibrio tra i problemi immediati e quelli di prospettiva. Posso dire che, nel caso lombardo, abbiamo messo il miglioramento dell’antisismicità tra i criteri chiave per i risarcimenti». Teme comunque che l’accavallarsi delle emergenze possa in qualche modo incidere sulle risorse destinate alla Lombardia? «Lo escludo con certezza, sia alla luce della mia esperienza sia perché storicamente non è mai accaduto che le popolazioni colpite da questi eventi siano state trattate in modo diverso una dall’altra».

Complessivamente può dirsi soddisfatta dello stato della ricostruzione in Lombardia? «Se prendiamo a parametro il Friuli posso dire di sì. Loro dicono che servono 10 anni per riportare tutto come prima. Noi dopo 4 siamo a buon punto. E seguiamo il modello friulano della ricostruzione: prima la fabbriche, poi le case (magari le due cose quasi contemporaneamente) infine i centri storici. Per ora noi non abbiamo lasciato indietro nessuno».