Un treno ogni tre minuti. Sfida da 35 milioni di euro

Parte dalla rete di Milano il progetto di Rfi di LUCA ZORLONI

Pendolari in banchina; sotto, la stazione di Lambrate

Pendolari in banchina; sotto, la stazione di Lambrate

Milano, 5 giugno 2016 - Si gioca in una manciata di minuti la sfida dei treni del futuro. Per la precisione, tre minuti contro gli attuali sette. Si tratta dell’intervallo che separa un convoglio dall’altro e che Rete ferroviaria italiana (Rfi), società controllata al 100% delle Ferrovie dello Stato (Fs), intende dimezzare nei prossimi anni con la tecnologia Hd. Tradotto: alta densità. Ossia aumentare il passaggio di treni negli snodi ferroviari più trafficati riducendo la distanza tra questi. Dagli attuali sette minuti che servono a un convoglio per lasciare libera la strada al successivo, ai futuri tre. L’obiettivo del gruppo guidato dall’amministratore delegato Maurizio Gentile, è di avviare le sperimentazioni entro il 2018, partendo da Milano, Roma e Firenze: «La sovrapposizione dei due sistemi dovrebbe concludersi entro il 2020», precisa il manager.

Le ferrovie hanno staccato un maxi-assegno per avviare i primi programmi: 90 milioni di euro, di cui 35 milioni a Milano per la tratta Garibaldi-Lambrate, 30 milioni a Roma sui tragitti Termini-Ciampino e Tiburtina fino a Monte Mario, infine 25 milioni a Firenze con un investimento distribuito tra la realizzazione di un posto centrale di gestione della linea locale e l’applicazione alle principali stazioni. «Con l’Ertms/Etcs (sigla per European Rail Traffic Management System/European Train Control System) High Density la capacità di traffico nei nodi sarà triplicata, garantendo e incrementando gli standard di sicurezza necessari – spiegano da Fs -. La circolazione ferroviaria sarà gestita in modo fluido, in relazione alla posizione e velocità dei treni. Nella sezione di linea (circa 1350 metri) che oggi può essere occupata da un solo treno (gestione statica), in futuro i convogli viaggeranno in sicurezza a 350 metri uno dall’altro». Saranno aggiornati anche i sistemi di controllo dell’intera rete nazionale, 16mila chilometri di strade ferrate che perderanno elementi di controllo a favore di un cervellone centrale, riducendo i costi di manutenzione, riparazione, sostituzione in caso di danneggiamento: «L’Italia è all’avanguardia in queste tecnologie in Europa – puntualizza Gentile -. Oltre a noi, le stanno sperimentando solo Francia e Regno Unito».