Scontri a Cremona: 15 indagati. Sequestrate mazze, spranghe e catene

Per rissa aggravata dieci indagati quelli di estrema destra, cinque nell'area antagonista. Fra gli indagati anche Visigalli. A carico di ignoti il fasciolo per tentato omicidio di Gabriele Moroni

Scontri a Cremona (Foto Rastelli)

Scontri a Cremona (Foto Rastelli)

Cremona, 5 febbraio 2015 - Quindici indagati. Sedici perquisizioni. Fra gli oggetti sequestrati spranghe, mazze, catene. Segna un primo punto fermo l’inchiesta della procura di Cremona sui violenti scontri che nel tardo pomeriggio di domenica 18 gennaio, dopo il derby Cremonese-Mantova, avevano visto contrapporsi, nei pressi del bar Matisse, esponenti di Casa Pound e del Centro sociale Dordoni. Emilio Visigalli, 49 anni, del Dordoni, era stato ridotto in coma. Sono dieci gli indagati nell’ambiente della estrema destra e cinque quelli dell’area antagonista. Per tutti l’ipotesi di reato è quella di rissa aggravata. Oltre a questo, il pm Fabio Saponara ha aperto un fascicolo per tentato omicidio, ancora a carico di ignoti. Fra gli indagati figura anche Visigalli. Le sue condizioni sono in lento miglioramento.  Le sedici perquisizioni sono state effettuate nella mattinata di ieri, nelle abitazioni degli indagati e in altri ambienti nella loro disponibilità, da agenti della Digos e della Squadra mobile di Cremona, del commissiariato di Crema, dei Reparti prevenzione crimine di Milano e Reggio Emilia. Sono stati sequestrati computer, cellulari, caschi, mazze, spranghe, catene, tirapugni, che potrebbero essere stati impiegati nella rissa e per il ferimento di Visigalli. Tutti i denunciati sono stati accompagnati in procura per essere interrogati. Risiedono a Cremona, nel territorio e nelle province di Brescia, Mantova, Lodi. La maggior parte di loro ha fra i 20 e i 40 anni.

«Tra i soggetti perquisiti - informa una nota della questura - vi sono alcuni degli esponenti di spicco dell’uno e dell’altro fronte, a carico dei quali sono emersi, nel corso dell’indagine, dei pesanti elementi di responsabilità per i cruenti fatti verificatisi in quella serata». Prosegue il lavoro degli investigatori per identificare i responsabili del pomeriggio di guerriglia urbana scatenato sabato 24 gennaio da circa 250 black bloc (per la maggior parte romani, ma anche milanesi e livornesi) che si erano inseriti nel corteo di solidarietà a Visigalli. Il bilancio delle devastazioni era stato pesante: sette istituti bancari, il comando della polizia municipale, un’agenzia di assicurazioni, una immobiliare, una sala giochi, oltre al cancello di un parco e a cartelli della segnaletica stradale divelti. Del corteo e degli incidenti si parlerà lunedì in un consiglio comunale a porte chiuse. Dopo essere rimasto in silenzio in questi giorni, prende posizione anche il Kavarna, l’altro centro sociale presente a Cremona. «Il corteo - è una delle affermazioni più forti - ha risposto con uno dei tanti modi per comunicare», ossia «la rivolta» ed «è aberrante il tentativo di egemonizzare la lotta antifascista presentando il pacifismo come l’unica pratica corretta». gabriele.moroni@ilgiorno.net