Minacce e botte ai coetanei: quattro giovani nei guai

Crema, la banda si era data il nome di Big family

Seduto al centro il vice questore Daniel Segre 50 anni con i suoi uomini che hanno lavorato a lungo per ricostruire il quadro

Seduto al centro il vice questore Daniel Segre 50 anni con i suoi uomini che hanno lavorato a lungo per ricostruire il quadro

Crema (Cremona), 5 maggio 2017 - Quattro nei guai grossi, denunciati dalla polizia per minacce, lesioni, violenza privata. Ma c’è anche la possibilità che ci si metta dentro l’associazione per delinquere e che in questa brutta storia entrino altri ragazzi. Perché stiamo parlando di una vicenda di bullismo che vede girare intorno alla banda una trentina di persone tra italiani e stranieri che si sono a vari livelli rese responsabili di atti prevaricatori e vere e proprie spedizioni punitive. La banda era anche organizzata: aveva un nome, Big family, un inno, una canzone rap, un paio di posti dove ritrovarsi, sotto al monumento di Garibaldi, nella piazza omonima e ai giardini pubblici, specialmente nelle sere del weekend, una pagina facebook dove inserivano le loro foto e un segno di riconoscimento.

Dettavano legge tra i ragazzi, erano noti a tutti, ma nessuno aveva il coraggio di denunciare quanto accadeva. La polizia ha cominciato a indagare visionando un referto medico del pronto soccorso, nel quale si attestava di aver medicato un ragazzo per alcune ferite da taglio. Il giovane in questione, ascoltato, non aveva aiutato le indagini, impaurito dai suoi persecutori, ma gli agenti aveva scoperto che la persona in questione veniva sistematicamente insultata in quanto piuttosto corpulenta e che la volta ci si era ribellata era stata fatta segno di un vero pestaggio e addirittura ferita con una bottiglia rotta.

Di più, alcuni componenti della banda avevano avuto anche il coraggio di andare a denunciare persone che si erano ribellate e che avevano reagito alle loro male parole con i fatti. C’era stato anche un altro episodio emblematico. Nei giorni della fiera di Santa Maria, il mese scorso, alcuni della banda avevano insultata una ragazza che era col fidanzato. Il giovane, uno studente diciottenne, aveva reagito, picchiando i ragazzi. Dopo qualche ora la banda si era ritrovata, aveva cercato il giovane e gli aveva reso quanto incassato con gli interessi. Tutto questo aveva messo i poliziotti sulla pista giusta. I ragazzi erano stati monitorati e poi, al momento stabilito, fermati. Nella rete sono finiti due maggiorenni (un italiano e uno straniero) e due minorenni. I primi se la vedranno con il tribunale ordinario, mentre i secondi con quello dei minori di Brescia.