di Luca Zorloni

Como, 17 agosto 2013 - Con 17 specchi d’acqua, la Lombardia è la regione più lacustre d’Italia, ma in quanto a qualità il podio è ancora lontano. Analisi e ricerche sull’inquinamento dei laghi, ma anche dei fiumi, danno esiti impietosi. Partiamo dagli ultimi, quelli della Goletta dei laghi di Legambiente. Dal 26 giugno al 9 luglio i tecnici dell’associazione hanno monitorato sei specchi d’acqua regionali – Iseo, Lario, Maggiore, Varese, Ceresio e Garda – individuando 51 punti interessati da fenomeni di inquinamento batteriologico. I parametri indagati sono la presenza di enterococchi intestinali ed Escherichia Coli e le caratteristiche chimico-fisiche. Funzionano come una cartina di tornasole della presenza di scarichi abusivi o di sistemi di depurazione insufficienti.

Il bilancio è in rosso: 35 punti critici, di cui 26 (la metà del totale) fortemente inquinati. I grandi laghi lombardi non passano l’esame. Il Sebino si tiene ancora strette le maglie nere del 2012: le foci dei torrenti Re Scudio, Borlezza e Rino sulla sponda bergamasca, la darsena di Pisogne e il porto a Monte Isola nel Bresciano. Colpa degli scarichi nell’affluente, dice Legambiente: il fiume Oglio, che sbocca a Costa Volpino. Dove, per l’appunto, l’acqua è fortemente inquinata.

Stesso copione sul Ceresio. I punti critici (quattro su sei) sono tutti in corrispondenza degli ingressi dei torrenti Brivio, Vallone e rio Bolletta, e di uno scarico sul lungolago di Lavena Ponte Tresa. Sul Garda, peggio della Lombardia, con sei località inquinate su nove, fa il Veneto: l’80% delle stazioni è da bollino nero. La falla è nel sistema della depurazione delle acque reflue: collettamento inesistente, reti sottosviluppate. C’è anche la responsabilità di pirati delle acque, abusivi che scaricano dove capita.

Per le conseguenze, un caso su tutti: l’Olona coperto di «neve», una schiuma bianca velenosa. Anche secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) la condizione delle acque superficiali lombarde non è delle migliori. L’82,7% dei 168 punti di monitoraggio ha restituito residui di pesticidi. La sostanza più comune è l’Ampa, una molecola che si forma per degradazione del glifosate, erbicida adoperato nella maiscoltura e trovato nel 68% dei casi. Entrambi sono inquinanti conclamati.

Ancora: nell’ultimo rapporto sullo stato ambientale lombardo, l’Agenzia regionale (Arpa) ha riferito che il 70% dei 36 punti di osservazione delle acque lombarde restituirebbe una qualità sufficiente. Ma è una questione di indici. Arpa, che ha studiato le acque anche con i vecchi parametri, osserva che per i laghi si hanno 20 stazioni che restituiscono uno stato buono o sufficiente e 16 da scarso a cattivo. Queste forme di inquinamento incidono sulla balneabilità di laghi e fiumi.

Come si fa a sapere dove è meglio tuffarsi? Si possono consultare i siti delle Asl provinciali o il «Portale acque» del ministero della Salute. Tra i punti rossi in Lombardia, il «mare» di Milano: l’Idroscalo. La regione ha un patrimonio di circa trecento lidi e un litorale lacustre di oltre seicento chilometri. Le acque dolci possono aiutare a ingoiare il boccone amaro dell’estate 2013, ovvero niente ferie per il 53% degli italiani (dato Confesercenti), e creare flussi di turismo. Ma come tutti i tesori, laghi e fiumi vanno difesi. Dalle grinfie del cemento e dell’inquinamento.

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