di Luca Zorloni

Milano, 13 maggio 2013 – Vista attraverso le mappe dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) sulla presenza di pesticidi nelle acque, la Lombardia è tappezzata di pallini rossi. Sembra che si sia presa il morbillo e in effetti, stando all’analisi di fiumi e falde, la regione non sta molto bene. Quei pallini, secondo la legenda dei laboratori Ispra, rappresentano i punti in cui la concentrazione di pesticidi è superiore ai limiti europei: 0,1 microgrammi litro per singola sostanza e 0,5 per la somma. La Lombardia è piena. I nostri fiumi sono fiumi di veleni. Spesso già alla fonte.

Secondo i dati di Regione e dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (Arpa) acquisiti dall'Ispra, in Lombardia sono state trovate 26 sostanze pericolose (9.539 le misure effettuate). Dei 168 punti di monitoraggio delle acque superficiali , l'82,7% ha restituito residui. Una media più bassa per le falde: sono state riscontrante sostanze nel 56,4% dei casi (195 punti di prelievo). Erbicidi, insettici, fungicidi, anti-infestanti. Le scorie dell'arsenale con cui gli agricoltori lombardi difendono i propri campi da ospiti indesiderati sporcano fiumi e laghi. Dove proseguono la loro opera di distruzione.

“Sono biocidi, ovvero composti chimici pensati per uccidere gli esseri viventi – spiega Pietro Paris, responsabile sostanze pericolose dell'Ispra – Anche se sono pensati per determinati parassiti, fanno male a tutti gli organismi”. Uomo compreso. E parliamo solo delle sostanze semplici, “perché i pericoli delle miscele non li conosciamo ancora”, aggiunge Paris. Ma sappiamo che ci sono, i cocktail di pesticidi. L'Ispra riferisce che in un campione sono state trovate fino a 23 componenti chimiche.

Nei fiumi e nei laghi lombardi (a livello quindi di acque superficiali) la sostanza più comune è l'Ampa: compare nel 92% dei punti di monitoraggio. Spiega Paris: “Si tratta di un metabolita, ovvero una molecola che si forma nell'ambiente per degradazione della sostanza madre, il glifosate. Questo è un erbicida usato nella  mais coltura” ed è presente nel 68% dei punti di osservazione. Ampa e glifosate, insomma, infestano tutta la nostra regione. “Si tratta di sostanze contaminanti conclamate – aggiunge l'esperto dell'Ispra – e la Lombardia è l'unica regione in grado di individuarle”.

Nel sottosuolo la situazione non è migliore. Dal ventre della terra riemerge l'eredità dei nostri padri. Ovvero i pesticidi banditi dal commercio ma assorbiti dal terreno. Fuori dal mercato, restano in circolo nelle falde. Un stillicidio prolungato. Le acque sotterranee lombarde contengono, tra le molecole osservate più spesso, atrazina e terbutilazina (quest'ultima la sostanza più diffusa in tutta Italia), disinfestanti utilizzati negli anni Ottanta e Novanta e poi messi al bando. Il rapporto Ispra si basa sui dati di Arpa Lombardia, che nel suo ultimo dossier evidenziava un aumento dei veleni nelle acque dei laghi.

L'agenzia regionale evidenziava anche come la fascia da Milano verso Mantova fosse la più vulnerabile alla concentrazione di nitrati ed è la stessa area dove, secondo il rapporto Ispra, si individuano i punti più inquinati. Dalle aree agricole nell'area prealpina pesticidi e disinfestanti colano verso sud, nella Bassa delle risaie e dei campi di mais, per finire nel Po. Così la Lombardia, che nel 2011 ha registrato una produzione agricola di 12 miliardi di euro (il 16,1% del totale nazionale), oltre a frutta e verdura, latte e carne da macello, esporta anche un fiume di veleni.

luca.zorloni@ilgiorno.net

Twitter: @Luke_like