Violenza sulle donne. Curare gli aggressori non è solo utopia

Ha ragione, è davvero frustrante constatare così di frequente il ripetersi di questi orrendi delitti

Milano, 26 luglio 2017 - 

LETTERA

Caro direttore, le notizie di violenze e omicidi sulle donne sembra non vedano mai fine. Va bene aiutare le donne, povere vittime di questa tragedia sociale, ma secondo me alle prime avvisaglie le autorità di sicurezza con pool di psicologi delle strutture sanitarie dovrebbero intervenire con colloqui formativi al violento di turno, come si fa con un tossicodipendente o un alcolizzato che deve essere rieducato. MLZ

RISPOSTA

Ha ragione, è davvero frustrante constatare così di frequente il ripetersi di questi orrendi delitti. Rivelatori, fra l’altro, di un grande deficit culturale e di disturbi che ancora pochi, tantomeno le vittime di violenza, riescono a riconoscere per tempo e a denunciare. Però quello che sollecita lei, cioè il trattamento terapeutico di chi commente violenza sulle donne o si macchia di femminicidio, esiste già. Chi finisce in carcere per questi reati viene affidato a specialisti e psicologi proprio perché possa essere portato ad acquisire un’adeguata consapevolezza di quanto avvenuto e della natura di quel male. Esistono anche luoghi specifici dove si curano queste persone. Per esempio i centri psicosociali. Al carcere di Bollate, alle porte di Milano, sono stati avviati percorsi di consapevolezza sulla violenza alle donne. Curati dal Servizio area penale penitenziaria, coinvolgono detenuti e detenute riuniti in gruppi sperimentali. Agli incontri collaborano anche medici, psicologi e pecialisti dei centri antiviolenza attivi a Milano. sandro.neri@ilgiorno.net